La preghiera ci insegna a vivere e a morire

preghieraPregare Dio per i vivi e per i morti. Credo di non aver mai riflettuto abbastanza su questa opera di misericordia e se non l’ho fatto prima di ora penso proprio che una ragione ci sia.
Innanzitutto la difficoltà consiste nel dare un senso a ciò che definiamo preghiera. Gesù cita spessissimo nel Vangelo questa parola che lo lega indissolubilmente, ontologicamente, concretamente al Padre e a tutta l’umanità, passata, presente e futura. Lui prega per quelli che sono con Lui e per quelli che verranno: compresi noi, ora.

La Sua preghiera ci raggiunge sempre. E questo lo fa senza eccezioni: cioè non dice di pregare per quelli che sono con Lui, proprio li vicino a condividere i suoi passi e le sue parole o per una generica umanità che dice di amarlo o di condividerne ogni suo spunto. Lui prega per tutti. Anche per quelli che non lo amano e lo consegnano al divisore. Prega anche per coloro che verranno senza distinguere tra buoni e cattivi o tra formali appartenenti o ufficiali discordanti o dubitanti.

Ecco il primo aspetto che mi rivoluziona il cuore: la preghiera è un atto di appartenenza; è una posizione che Gesù ci suggerisce come persone, chiamate a sentirci dentro ad una umanità che esiste da sempre e che abbraccia l’eternità, baciando l’Eterno. La preghiera è essere Figli di Dio, fratello tra fratelli e riconoscere la propria importanza e la propria debolezza. La preghiera, distinguendosi dunque profondamente dalle preghiere che usa, è Gesù che sente il bisogno di mettersi in relazione con il Padre perché il mondo veda e creda di essere amato e redento e che questa esperienza è possibile oggi, qui. La Preghiera è Carità.

Ma il secondo punto che mi incalza è il fatto che la preghiera è un’esperienza estremamente concreta: essa tiene in sé l’odierno con l’Eterno, la vita e la morte, i bisogni con i desideri, la paure con le speranze. Dio conosce questo; Dio sa che questo miscuglio è nel cuore di tutti; Dio non si scandalizza di ciò che siamo; non ha al centro delle sue attenzioni le nostre imperfezioni; ma conosce e avvolge di tenerezza le nostre intenzioni. Lui sa che siamo fatti un po’ tutti allo stesso modo. La preghiera è un’azione che cambia le sorti dei vivi e accompagna, sostiene e rinforza il cammino di Santità anche nell’Eternità. Chi prega è in armonia, in comunione con la vita e con i suoi fratelli; impara ad ascoltare, a valutare, a decidere; impara piano piano le virtù umane che Gesù ha mostrato essere anche quelle divine: la pazienza, la benignità, la calma, il rispetto, il perdono.
E poi, mi fa tremare il fatto che la preghiera ci insegna a vivere, nella realtà della nostra finitezza; se è così forse allora ci insegna anche un po’ a morire; siamo destinatari di una chiamata alla vita che supera la morte, ma che al contempo ha imparato a conoscerla e ad avere una relazione con essa; vita che, spesso, passa da scelte che agiscono oggi e che con saggezza dovrebbero costruire le premesse del domani. Vita che ci fa gustare la bellezza per superare la tristezza e l’astenia spirituale; perché vale sempre comunque la pena scegliere di vivere; solo così potremo fare esperienza dell’eternità. Così si può costruire l’Eterno, sostenendoci con la preghiera, che ci fa sentire parte di un’unica Comunità in cammino: la Chiesa.

E in ultimo, sembra che Dio faccia a tutti da sempre la stessa domanda: ci chiede la misericordia, cioè il nostro più profondo coinvolgimento come persona, per coltivare l’unità, il benessere tra le conflittualità; vuole che troviamo vie di soluzione di fronte a problemi complessi, speranza tra le disperazioni. Solo questa unità, a cui ci dovremmo sentire di appartenere, ci dovrebbe dare la forza d’intercedere presso il Padre per tutte quelle situazioni personali o meno che necessitano di un supporto di relazione. E’ in virtù di questa relazione con il Padre e con il suo popolo che la preghiera smuove il mondo ed è azione rivoluzionaria, perché è più preoccupata a costruire ponti che ad alimentare le divisioni. A tutti deve essere augurata e concessa l’esperienza dell’Eternità. Nella preghiera si vince la paura della morte e si tiene insieme terra e cielo. Incontrando ogni giorno vite spezzate dalla solitudine, dalla malattia, dall’emarginazione e dalla sofferenza economica, viene da pensare che non ci sia cosa più urgente della Preghiera. La preghiera è allora uno spazio ed una necessità che si sviluppa dentro una quotidianità spesso legata a tante azioni che compiamo per dare un senso alla vita ed uno schiaffo alla morte eterna.

Massimo Pasquo
Responsabile servizio “Aiuto alla Persona”