Gli educatori raccontano i soggiorni estivi dei ragazzi ospiti nei Centri di Pronto Intervento Minori
È straordinario vedere come piccoli frammenti di tempo possano fare la differenza, specie se si tratta della realtà complessa del Centro Pronto intervento Minori (CPIM). La Cooperativa Roma Solidarietà, promossa dalla Caritas di Roma, ha dato la possibilità ai CPIM (“Torre Spaccata”, “Venafro” e il “Tata Giovanni”) di passare insieme una settimana ciascuno al mare, presso la parrocchia Stella Maris a Latina nel periodo di agosto-settembre.
Il gruppo di Venafro è stato il primo centro a partire per il soggiorno estivo. Un gruppo misto e variegato caratterizzato dalla presenza di diverse etnie: eritrei, africani subsahariani, egiziani e una ragazza bengalese. Questo ha permesso un confronto interculturale interessante e costruttivo.
Nella prima settimana di soggiorno estivo sono stati presenti anche i ragazzi della semiautonomia; hanno rappresentato un valore aggiunto all’esperienza in quanto sono stati un valido supporto nella preparazione dei pasti e nella gestione della quotidianità, che ha permesso loro di dimostrare le proprie qualità e un grande senso di responsabilità.
Gli educatori del CPIM di Venafro, Enzo, Rossella e Silvia, hanno concluso questa intensa esperienza con parole piene d’orgoglio rivolte ai ragazzi eritrei che, inizialmente, non sembravano così convinti a partecipare a questa iniziativa: – “L’iniziale diffidenza con il passare dei giorni si è trasformata in fiducia e ha permesso di costruire una relazione funzionale sia nei confronti delle figure adulte, sia nei confronti del gruppo dei pari”.
“Le giornate belle e intense – dicono con trasporto gli educatori del CPIM di Torre Spaccata Marco e Samer – “Si svolgevano in questo modo: al mattino, dopo la colazione, si andava defilati al mare. Dopo ore di bagni, giochi e scherzi si tornava in struttura per preparare il pranzo con l’aiuto dei ragazzi. Nel pomeriggio stesso copione fino al tramonto. Dopo cena spesso si usciva per una passeggiata accompagnata da un gustosissimo gelato o si rimaneva sul balcone della bella struttura ad ascoltare canzoni folkloristiche eritree e a lanciarsi nei balli più diversi (abbiamo imparato a nostre spese che: quando una canzone eritrea viene riprodotta sai quando inizia… ma ahimè, non sai mai quando finisce!). Ogni sera si andava a dormire entusiasti e soddisfatti per la giornata passata!”
Riccardo e Chiara, educatori del CPIM del Tata Giovanni che hanno partecipato al soggiorno estivo dal 24 al 31 agosto, hanno riflettuto e lavorato sul senso di responsabilità e sulla cura di ognuno e del gruppo affinché si possa creare un buon clima. “Il clima di un gruppo non è qualcosa che si genera casualmente – affermano i giovani ma non inesperti educatori- ma è frutto del contributo di ogni singolo componente, educatori e ragazzi”.
Ed è stata proprio questa cura reciproca che si è vista maggiormente nei momenti di vita comune, dove la cucina e il cucinare insieme si sono rivelati luogo ed attività aggreganti catalizzatori di sorrisi e grandi soddisfazioni del palato.
Tra le attività proposte nel loro periodo di soggiorno lo sport mattutino, a cura di Riccardo, è stata un’attività molto apprezzata specialmente dai maschietti del centro, i quali si sono dimostrati inizialmente entusiasti e più costanti, ma anche le ragazze si sono pian piano lasciate coinvolgere.
Ulteriore arricchimento al clima di buon umore è stata la proposta, nata spontaneamente dal gruppo di ragazzi, di organizzare una serata di giochi di gruppo. Si è iniziato dai giochi più classici come nascondino e un, due, tre, stella, per poi passare a giochi provenienti dalla tradizione eritrea. Tutti hanno partecipato con entusiasmo e divertimento.
Tra le tante attività della settimana spicca per l’entusiasmo con cui è stata accolta dal gruppo, la gita a Sperlonga, una piccola città caratterizzata da un borgo storico e dalla particolare sorgente naturale di acqua fredda raggiungibile dalla spiaggia di sabbia bianca. Ragazze e ragazzi si sono dimostrati molto curiosi per lo “strano” fenomeno geologico e questa curiosità si è accompagnata al divertimento di immergersi e schizzarsi nella vasca in pietra d’acqua gelida.
Sono infine le parole dei ragazzi eritrei del CPIM di Torre Spaccata, inizialmente impauriti per l’esperienza sconosciuta e timorosi soprattutto della presenza del mare a causa probabilmente del lungo e traumatico viaggio intrapreso dagli stessi, che descrivono, forse, l’obiettivo di queste settimane vissute insieme agli educatori…
Vivere sette giorni in un contesto completamente diverso da quello abituale ha permesso di fare emergere le emozioni e i sentimenti a lungo repressi, manifestandoli attraverso il gioco. Di grande importanza anche i momenti di riflessione e i feedback derivanti dall’esperienza vissuta.
Gli educatori Marco e Samer affermano: – “L’ultima sera, dopo cena, ci siamo messi seduti in cerchio formando un clima di accoglienza e intimità aiutati da uno dei nostri ragazzi che traduceva. Abbiamo ringraziato tutti i “nostri” per i bei momenti passati insieme e per come, nonostante le resistenze iniziali, abbiano comunque deciso di mettersi in gioco scegliendo l’arma più potente al mondo: l’allegria!”
Di seguito le frasi di alcuni ragazzi:
- Even: – “Sono sempre stato felice in questa bella settimana, abbiamo avuto la possibilità di conoscerci meglio e vi ringrazio con tutto il cuore dalla terra alle stelle!”;
- Mahmud: – “Vogliamo rimanere un’altra settimana! Vi ringrazio per questa bella esperienza.”;
- Efrem: – “Io vi ringrazio tanto perché ci avete capito nella nostra mentalità sapendo rispondere a quello che chiedevamo. Grazie Samer per noi sei come un padre e grazie Marco per noi sei come un fratello maggiore. Non dimenticheremo mai!”:
- Awet: – “Sono venuto qui in un modo ed ora me ne vado tranquillo e felice di aver vissuto questa bella esperienza. Questa vacanza ci ha permesso di rispettarci di più e di volerci più bene! Grazie per avermi insegnato a nuotare, avevo molta paura e grazie per averci compreso!”;
- Habtom: – “Sono partito con un senso di malinconia e tristezza, ora mi sento felice e grato per quanto abbiamo vissuto. Sento di aver vissuto bene questa esperienza con 10 amici che ora conosco meglio. Non comprendo però perché insistevate così tanto nello svegliarci, noi in eritrea abbiamo ritmi molto lenti – ride- Ho notato che ci avete compreso e ascoltato nonostante le nostre richieste a volte esuberanti. Speriamo di tornare con la pace a Roma sani e salvi”;