La chiesa-tetto per i senza casa

L’articolo di Repubblica sul Piano freddo della parrocchie di Roma promosso dalla Caritas

WhatsApp Image 2019-01-15 at 06.05.34Il cornetto nel bar di fronte alla chiesa, le lenzuola lavate nella lavanderia a gettoni dietro al mercato rionale, il pasto che i parrocchiani portano ogni sera: tonno in scatola, formaggio, fagioli, succhi di frutta. E poi la “casa”, una stanza grande con due letti a castello proprio accanto all’oratorio, con un grande tavolo dove potersi ritrovare. Siamo nella basilica di San Giuseppe al Trionfale, quartiere dove dai piani alti dei palazzi la cupola di San Pietro sembra si possa toccare. È qui che da un mese Luca, Robert, Joele e Ayman tornano la notte per scampare al gelo della strada. Ad aprirgli la porta, Don Vladimiro Bogoni, parroco di questa chiesa che nei primi del Novecento fu costruita imponente in una fetta di città all’epoca tutta prati e case popolari, oggi sempre più borghese e con locali e ristoranti al posto di botteghe. Don Vladimiro, insieme ad altri parroci, ha deciso di aderire al “Piano freddo” della Caritas.

«Un’iniziativa che è nel nostro Dna – spiega – da anni infatti ospitiamo anche profughi. Al momento ci sono due donne, ma nel tempo si sono alternate tante persone che abbiamo cerato di aiutare nella ricerca di una vita normale». Un tendere la mano che è corale: per i 4 senzatetto c’è la mobilitazione di molti abitanti del quartiere. Angela Melchionda insegna alle medie della Col di Lana, dietro piazza Mazzini. È sposata, ha due figli ed è la coordinatrice del “Piano Freddo” per la parrocchia di San Giuseppe. «È una solidarietà capace di coinvolgere la comunità e che dà speranza ma anche energia a chi fa del bene e a chi lo riceve – racconta la volontaria – alcuni baristi si sono messi in gioco offrendogli la colazione e c’è chi si occupa del cambio della biancheria». Luca è romano ed è nato proprio nel quartiere. Ha una storia di separazione e di disoccupazione che lo ha portato a dormire in strada. «Ma anche Robert, polacco, Joele italo- argentino e Ayman, libanese – continua Angela hanno la crisi economica alla base di un destino che li ha lasciati senza nulla. Ci vuole un attimo, di questi tempi, a perdere ogni cosa e finire in mezzo alla schiera degli ultimi, degli invisibili».

Sono le 7 di sera quando i quattro rientrano nella casa nell’oratorio. Fuori fa freddo, forse un po’ meno dei giorni scorsi quando il termometro è sceso sempre più giù e il tasso di umidità si infiltrava nelle ossa. I negozi di zona cominciano ad abbassare le saracinesche, i ragazzini nel campo della parrocchia non si sentono più gridare e tirare i calci al pallone. Ad aspettare il quartetto ci sono Angela ed altri due volontari. La cena sulla tavola, i giacconi appesi in uno stendino, un sorriso e le chiacchiere a raccontare una giornata in strada passata faticosamente via come tante altre. Luca, Robert, Joele e Ayman resteranno tra queste mura fino al 31 marzo. Data in cui il “Piano freddo” verrà smobilitato. Vabbe’ poi si vedrà. Ma oggi c’è una notizia che rallegra: la sindaca Raggi ha fatto dietrofront su quel “pasticcio” delle monetine nella Fontana di Trevi. Gli spiccioli, gettati dai turisti in cambio di un sogno, resteranno alla Caritas. E continueranno ad aiutare chi di sogni non ne ha più.

Alessandra Paolini
Repubblica del 15 gennaio 2018