Prossimi nel distanziamento. “Accoglienza e lockdown”

San Giuseppe al Trionfale
Inizia una nuova rubrica realizzata con le testimonianze di parrocchie e istituti religiosi che partecipano all’accoglienza diffusa. “Accoglienza e lockdown” è l’esperienza delle 9 parrocchie della Prefettura 32
Accoglienza e lockdown come distanziamento sociale sono due termini inconciliabili. Accoglienza significa ascolto e accompagnamento, atteggiamenti che trovano il loro spazio nell’incontro, reso impossibile dal lockdown. Come gruppo formato da volontari di 9 parrocchie della XXXII Prefettura Prati-Trionfale seguiamo, supportate dalla Caritas diocesana, giovani donne migranti ospitate all’interno di una piccola struttura di accoglienza della parrocchia di San Giuseppe al Trionfale per il periodo necessario al raggiungimento della loro autonomia.
Dal 2015, anno in cui è iniziato il progetto, abbiamo ospitato, due per volta, 6 giovani donne, provenienti da paesi africani diversi. Ormai le sei ragazze si sono tutte trasferite in appartamenti privati, anche se ancora non sono completamente autonome, così continuiamo a seguirle, sia attraverso riunioni periodiche, in cui facciamo il punto della situazione e incontriamo le ragazze, sia attraverso contatti telefonici o incontri informali, con cui oltre a far sentire alle ragazze la nostra vicinanza cerchiamo di far fronte alle loro necessità.
Il lockdown ha interrotto le riunioni in presenza, ma non i rapporti tra di noi e con le ragazze. La difficile situazione economica ha creato notevoli problemi alle ragazze, riportando ad una situazione di precarietà anche quante ne erano uscite: alcune hanno perso il lavoro e si sono trovate improvvisamente a dover far fronte alle necessità elementari, cosa risultata possibile solo col sussidio delle parrocchie e in alcuni casi dello Stato. La parrocchia di San Giuseppe è diventata così il centro di raccolta e distribuzione dei prodotti offerti dai clienti dei supermercati vicini. Questa iniziativa, in cui si sono prodigate alcune nostre volontarie, è stata veramente importante per molte famiglie, oltre che per le nostre ragazze.
Alcune di noi meno giovani non hanno potuto partecipare attivamente alla distribuzione degli alimenti, ma hanno ugualmente supportato le ragazze, mantenendo i contatti telefonici anche per monitorare le necessità economiche e aiutandole, secondo le loro possibilità, a far fronte alle spese dell’affitto.
Sicuramente per le ragazze e anche per noi non è stato un periodo facile, ma non dobbiamo dimenticare gli aspetti positivi: si è rinsaldato il rapporto tra noi volontari e abbiamo potuto seguire, anche se da remoto, la gravidanza di una delle ragazze che l’8 giugno ha partorito una bellissima bimba, Emanuela, segno di una vita che ricominciava e di speranza.