Corruzione: superare la mentalità dello scarto

Mons. Enrico Feroci interviene sui casi di corruzione nell’accoglienza di immigrati e rom: “Sciacalli!”

“Sciacalli”. Usa questo termine monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas romana, per definire la rete criminale che non ha esitato a speculare anche sulla condizione degli immigrati. A proposito della frase intercettata dalle forze dell’ordine ( “Si fanno più soldi con gli immigrati che con la droga”) il direttore della Caritas di Roma commenta ai microfoni di TG2000: “Sentendo queste parole mi è venuta in mente un’altra intercettazione; quella legata agli affari sul terremoto dell’Aquila. Muoiono le persone, tanto dolore, cadono le case, sconcerto, ma quello che ci ha sconcertato di più è stato sentire le risate delle persone; si parlavano e dicevano: adesso noi ci faremo il guadagno sopra.. oppure vedere persone che andavano nelle case a rubare. Li chiamavamo sciacalli”. Oggi, prosegue il sacerdote direttore della Caritas di Roma “credo che la parola che si debba utilizzare per queste persone che utilizzano gli ultimi, i poveri per fare interessi, sia la parola sciacallaggio. Purtroppo, la dobbiamo dire e quanto accaduto ci deve spingere ad un esame di coscienza”.

Per il direttore della Caritas, che cita il discorso di papa Francesco al Parlamento Europeo, “è possibile contrastare la corruzione solo superando la cultura dello scarto, quella per la quale una persona ci interessa soltanto se ci è utile”.

Anche la Presidenza della Caritas Italiana, riunita a Roma per la tradizionale assemblea, ha espresso sconcerto e sdegno di fronte alle recenti notizie degli intrecci a Roma tra mafia e politica per lucrare proprio sulla pelle dei più poveri: immigrati, campi nomadi, periferie. Che tristezza!”.