Rinfrancate i vostri cuori! (Gc. 5, 8). Il tema scelto da papa Francesco per il messaggio in occasione della Quaresima 2015 è un invito forte a non lasciarci disorientare e sconfortare dalle situazioni di disagio e di sofferenza che viviamo direttamente intorno a noi o attraverso le notizie dei media.
Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo.
Questa consapevolezza profonda della nostra fede è l’antidoto contro ogni paura di essere soli dinanzi ai mali della società e del mondo, ricordandoci che Dio non rimane mai indifferente né alla storia dell’umanità, né alla nostra storia personale.
La paternità di Dio, che Gesù ci ha rivelato e manifestato nella sua vita terrena, è fatta di tenera e concreta attenzione, coinvolgendosi nelle nostre situazioni esistenziali e prendendosi cura di ciascuno di noi. E’ davvero importante, allora, vivere il dono di lasciarsi custodire da Dio nella nostra vita, nella relazione accogliente e amorevole che possiamo gustare attraverso l’ascolto della parola, la preghiera, i sacramenti.
Riscoprire con gioia la nostra primaria vocazione di figli di Dio, lasciandoci amare da Lui, ci permette di avere uno sguardo diverso su noi stessi e sugli altri, guardandoli come fratelli, di cui diventare a nostra volta custodi con la forza e la carità con cui Dio stesso plasma il nostro cuore rendendolo somigliante al suo.
E questo ci mette al riparo anche da due possibili tentazioni della nostra vita: il senso di impotenza rispetto a quanto accade intorno a noi e il considerare inutile il nostro impegno per il bene degli altri.
Significa rispondere al rischio della globalizzazione dell’indifferenza con il mettere in comune i doni, il tempo, le capacità e la disponibilità di ciascuno nel dare il proprio contributo, per farsi carico, insieme, della situazione di vita di chi è nel disagio.
In questo modo, possiamo sperimentare la bellezza di essere Chiesa, una comunità di persone che in nome del Vangelo globalizzano le risorse e le condividono, per rispondere in modo più sistematico ed efficace alle necessità sempre più complesse dell’umanità, ma ancor più ed ancor prima al bisogno più profondo che c’è in ogni persona: quello di sentirsi accolta, amata e rispettata nella sua dignità.
Non solo adoperandosi per accogliere chi bussa alle nostre porte, ma andando noi stessi incontro all’umanità sofferente con quel senso di prossimità che è proprio dello stile che Gesù ci ha testimoniato. Partendo dalla concretezza dei nostri territori di vita, dall’apertura delle realtà parrocchiali al quartiere circostante e dalla specificità delle situazioni di ogni contesto.
Così potremo vivere con gioia il nostro essere collaboratori di Dio, portando avanti la missione che ci è stata affidata: annunciare Cristo con l’impegno della nostra vita, rendendoci profeti, segno di solidarietà e di speranza per la società del nostro tempo.
don Giorgio Gabrielli