Si è svolto a Roma l’incontro delle Caritas diocesane impegnate nelle sensibilizzazione
Centri d’ascolto, corsi di formazione, sensibilizzazioni nelle parrocchie e nelle scuole, ma anche progetti con le banche e le università, un “gioco dell’oca” sull’uso dei soldi e volantinaggi davanti alle sale gioco. È l’impegno delle Caritas diocesane sul fronte dell’azzardo. Con fantasia, professionalità, condivisione. Accanto ai giocatori patologici e alle loro famiglie, facendo prevenzione e informazione.
È quanto è emerso lo scorso 30 giugno a Roma nel corso dell’incontro delle Caritas diocesane impegnate sul tema, iniziativa promossa da Caritas Italiana.
L’iniziativa, ha sottolineato il direttore don Francesco Soddu, «ha l’intento di tracciare un sentiero comune. Il Papa chiede che la Chiesa sia un ospedale da campo, noi dobbiamo prevenire questo ospedale da campo. Ricordando che dietro i drammatici numeri dell’azzardo ci sono dei volti». Che, ha ricordato il direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci, «in numero sempre maggiore vengono nei nostri centri d’ascolto. Una realtà che purtroppo non è percepita in modo chiaro né dallo Stato né dagli educatori».
Una denuncia che è arrivata da tutte le realtà diocesane da anni impegnate a conoscere, informare e “curare”. Anche nei luoghi più difficili. Così a Tricarico si è realizzato un progetto di sensibilizzazione in carcere. Ma anche una pagina Facebook, un numero verde, centri d’ascolto itineranti nelle parrocchie e nelle case, corsi alla genitorialità, programmi riabilitativi personalizzati. A Reggio Calabria, grazie ai fondi dell’8 per mille, è partito il progetto “Ma la vita non è un colpo di fortuna”. Una rete che ha dato risultati: 162 contatti telefonici, soprattutto parrocchie ma anche «mogli e madri disperate », 140 colloqui, 85 persone prese in carico. Con un’iniziativa di «supporto al reddito per ridare dignità alle famiglie rovinate. Non soldi ma ticket da spendere in un supermercato, monitorando come vengono usati». A Nardò hanno usato uno spot di forte impatto con lo slogan “Giocare d’azzardo significa gettare i tuoi soldi nel cesso”. Ma hanno anche realizzato, in collaborazione con l’Università del Salento, un questionario dal quale è emerso che il gioco patologico spesso si associa a shopping compulsivo, guida ad alta velocita e sesso promiscuo. A Vicenza il progetto “Mettiamoci in gioco per il nostro futuro” ha visto la collaborazione della Bcc, con un corso di formazione per sportellisti bancari e un protocollo operativo per il riconoscimento dei segnali di allarme sull’uso del denaro. A Napoli la Caritas è riuscita a coinvolgere 80 dirigenti scolastici in attività di prevenzione, in collaborazione con Scienza e vita. Mentre a Messina col progetto “Game over” si è realizzato anche un incontro di formazione per giornalisti e una serie di cartelloni con lo slogan “Più giochi più perdi”, contro quello della pubblicità dell’azzardo che assicura “Più giochi più vinci”.
La conferma arriva da Milano dove ormai un terzo delle telefonate ai centri d’ascolto riguarda l’azzardo. E già 41 famiglie sono seguite. Ma bisogna intervenire prima. A Roma i seminari del progetto “(S)Lottiamo contro l’azzardo” hanno raggiunto 10 scuole, sono stati formati ben 150 operatori Caritas e 130 giornalisti. Ma tutti i mezzi possono aiutare. Così a Caltanissetta è stato distribuito davanti ai bingo un volantino ripiegato con la frase “Un metodo infallibile per vincere al gioco?”. Poi si apre e appare la scritta “Smetti!”. A Sorrento si sono addirittura inventati un gioco dell’oca per bambini intitolato “Scegli il tuo futuro”, nel quale o si fanno scelte di spesa sicure o si tirano i dadi. Segni forti e lavoro in rete. Come a Foligno con la collaborazione col Serd, la partecipazione agli slot mob e perfino uno spettacolo teatrale. A Torino il progetto ha coinvolto la delegazione regionale e vede già attive 8 diocesi, con altre 4 pronte, per dare vita ad una vera pastorale di animazione e sensibilizzazione. Che tutto ciò sia urgente lo confermano alcuni dati raccolti dalle Caritas. Ad Aversa non riuscendo ad “intercettare” le giocatrici, hanno effettuato un monitoraggio. Nei tabaccai (gratta e vinci) i giocatori sono al 35% uomini e al 55% donne (65% anziane), nei bar il 55% uomini e il 20% donne (40% anziane e 30% ragazze). E, denunciano, «da noi entrano anche i minori. Ma chi si preoccupa di loro?». Ancora una volta i volontari. Al Sud come al Nord. Così a Vigevano, provincia prima in Italia per spesa annua pro capite, ben 2.433 euro, sono stati realizzati 3 sportelli per giocatori e familiari, 3 sportelli in altrettante scuole e l’unità mobile “Caritas on the road”.
(Tratto da Avvenire del 1 luglio 2016 – Toni Mira)