Grande partecipazione al corso “Lavorare con i rom: la conoscenza, il metodo, la rete”
Lunedì 23 gennaio ha preso il via il corso di formazione “Lavorare con i rom: la conoscenza, il metodo, la rete”. All’iniziativa si sono iscritte 108 persone, rivelando un bisogno formativo importante, soprattutto da parte dei servizi pubblici. Purtroppo è stato necessario operare una selezione rispettando il limite di 70 partecipanti, tra assistenti sociali, studenti della facoltà di Servizio Sociale e operatori dei Centri di Ascolto parrocchiali, al fine di garantire l’efficacia dell’impianto metodologico su cui si incentra l’intero percorso formativo, orientato alla discussione di gruppo e alla costruzione di una rete operativa per lo scambio e il confronto reciproco fra servizi e fra territori.
Gli stessi partecipanti sono stati ringraziati da monsignor Enrico Feroci che, dando il benvenuto, ha evidenziato come segno di speranza la disponibilità di tanti operatori sociali di incontrarsi per imparare insieme a relazionarsi con questo gruppo umano così spesso lasciato ai margini. Anche Alessandra Livi, presidentessa del CLASS, ha sottolineato l’importanza per gli studenti del corso di laurea di confrontarsi con temi concreti che affronteranno nel loro lavoro e con operatori che vivono in prima persona le difficoltà e i successi.
Il primo incontro si è concentrato su “Conoscere i rom”, offrendo ai partecipanti le coordinate storiche e politiche per affacciarsi al mondo rom nelle sue diverse sfaccettature. L’introduzione “L’invenzione dell’altro: culture rom” della professoressa Ciccodicola ha tracciato la cornice antropologica e gnoseologica entro la quale collocare la storia dei rom e delle relazioni tra questi e la cultura dominante, aspetti affrontati più da vicino negli interventi successivi. La professoressa Cipollini ha infatti narrato le origini geografiche delle popolazioni romanì, che, a partire dall’India in ondate migratorie successive, hanno raggiunto i diversi continenti e ha offerto una panoramica sull’entità numerica attuale dei gruppi rom in Europa e in Italia. E’ inoltre riuscita a descrivere alcuni aspetti dell’organizzazione sociale e del sistema simbolico proprio dei rom comuni ai differenti gruppi, riportando l’attenzione sulla famiglia, quale cuore e anima delle molteplici identità rom.
Con l’intervento di Fulvia Motta, responsabile dell’Area Rom e Sinti della Caritas, è stato possibile focalizzarsi sul contesto italiano, affrontando la storia delle azioni politiche che i governi nazionali hanno promosso per i rom negli ultimi decenni, prima fra tutte la costruzione dei campi nomadi attrezzati, oggi ritenuti una soluzione discriminatoria e dannosa per i rom, ma anche per tutta la società civile. La responsabile è entrata poi nel merito della situazione dei rom a Roma e delle politiche mosse dalle giunte comunali che si sono succedute negli anni fino ad oggi, descrivendo le difficoltà che tutt’ora le istituzioni incontrano nell’applicazione della “Strategia nazionale di inclusione di rom, sinti e caminanti” e nel superamento dei campi e illustrando le attuali condizioni abitative dei rom che vivono sul territorio cittadino, aspetto che ha contribuito nel tempo a plasmare le caratteristiche culturali in senso adattivo dei differenti gruppi.
La giornata si è conclusa con l’intervento della dottoressa Ricordy che, dopo una sintesi dei concetti principali affrontati nel corso della mattinata, ha introdotto la dimensione operativa del corso, parlando delle dinamiche relazionali che si innescano al momento dell’incontro/scontro tra operatori dei servizi e utenza rom, dei pregiudizi reciproci che entrano in gioco e di come sia necessario esserne consapevoli per favorire il dialogo e garantire un’efficace presa in carico.
Il coinvolgimento dei partecipanti è stato visibile nel dibattito avviato al termine delle relazioni e probabilmente si svilupperà in maniera più incisiva e costruttiva nel prossimo incontro, previsto per il 13 febbraio, dedicato specificatamente alle buone prassi e alle strategie di azione.