Avevo sentito parlare tante volte dello SNI. Ma per me era solo un acronimo tra i tanti che capita di sentire. Un giorno ho scoperto che dietro quella sigla si celava il Servizio Notturno Itinerante. Lì per lì non ho capito bene di cosa si trattasse e per un lungo periodo dopo di allora per me lo SNI è rimasto solo una sigla. Poi un giorno ho ricevuto un messaggio: chi è parte della rete di Caritas Roma sa che capita di riceverne e può trattarsi delle cose più disparate, dalla partecipazione ad un convegno, all’invito a teatro, alla donazione di un’ora del proprio tempo a mensa etc etc. Era però la prima volta che ricevevo un messaggio che chiedeva supporto ai volontari per delle uscite serali finalizzate a distribuire coperte e sacchi a pelo. Per me ha avuto inizio in questo modo l’avventura con lo SNI.
Appuntamento presso la sede della Cittadella della Carità – Santa Giacinta alle 20.30 di sera: ad essere sincera non sapevo cosa mi aspettava e se davvero avrei potuto essere d’aiuto in una situazione completamente ignota. Sapevo però che in un modo o nell’altro me la sarei cavata. Tutto è diventato più chiaro quando – dopo aver conosciuto gli altri compagni di viaggio, volontari e operatori esperti della Caritas – ci siamo divisi le zone da perlustrare, abbiamo preso i sacchi a pelo e il necessario per annotare i nostri incontri e siamo saliti in macchina.
In quel momento mi è venuto in mente quante volte mi era capitato di trovarmi in macchina per strada a quell’ora e non aver fatto assolutamente caso a chi, in quello stesso momento, poteva avere posto un cartone per terra e formato un piccolo giaciglio dove passare la notte. Praticamente tutte.
È la globalizzazione dell’indifferenza di cui ci parla spesso papa Francesco, quello stato fisico e mentale che ormai è parte fondante di ciascuno di noi, una condizione normale del nostro essere cittadini della nostra epoca, troppo impegnati e focalizzati a seguire il nostro percorso, ad arrivare in un certo luogo o ad un certo obiettivo schivando letteralmente tutto ciò – o meglio – tutti coloro che non ne fanno parte, specialmente in una grande e complessa città quale è Roma.
Ecco… essere toccati dallo SNI consente di capire meglio cosa significhi farsi prossimo, buttando l’indifferenza in un cestino. Ma è anche un modo per riflettere su quanto sia sociale (nel vero senso della parola, non quello dei social network) la propria vita quando non siamo in famiglia.
Perché? Ad esempio perché per due orette o poco più non esistono cellulari, se non per cercare una strada e già questa è una condizione anomala rispetto al vivere quotidiano. Pensateci bene: per quanto tempo riuscite a non guardare il cellulare senza sentire l’impulso di farlo? Io credo non oltre una mezz’oretta a meno di impegni urgenti e improrogabili. O ancora… perché permette di venire a contatto con storie inaspettate di persone con un vissuto tutto da raccontare, piene di dignità e orgoglio pur nelle molteplici difficoltà.
Nella vita di tutti i giorni, quella che ci vede impegnati 10 ore al giorno sul posto di lavoro, quante sono le occasioni per conoscere nuove persone diciamo nell’arco di un mese? Ho riflettuto su questo: a meno di lavori a contatto diretto col pubblico direi che per molti mesi consecutivi la risposta sia la stessa, nessuna.
O infine, perché consente di scrutare gli occhi dei passanti – quelli che potrebbero essere i propri occhi – nel momento in cui ci si avvicina all’altro: occhi curiosi di sapere se sotto quelle coperte qualcuno possa essere morto, o magari occhi pieni di stupore quando scorgono risate inaspettate, o ancora occhi discreti e pensierosi sul motivo per cui non si trova a dare una mano in quello stesso momento.
Della mia prima esperienza con lo SNI avrei potuto raccontare delle meravigliose persone che ho conosciuto, ma ho preferito testimoniare una piccola parte di quello che lo SNI è in grado di dare a chiunque decida di trasformarlo da anonima sigla ad una esperienza che ti avvicina alla vita reale. Momenti di calore umano e gentilezza e rispetto e garbo ed empatia e gratuità che fanno gioire il proprio cuore e che rendono meno infelice e sola anche per soli pochi minuti la serata di qualcuno meno fortunato.