La lettera dei giovani a Francesco Totti affinché rinunci alla pubblicità dei giochi d’azzardo
Siamo talmente invasi dall’offerta di gioco d’azzardo da essere portati a dimenticare che si tratta di un consumo sottoposto ai Monopoli di Stato perché considerato pericoloso, al pari di alcol e tabacco.
Tuttavia, mentre per alcol e tabacco vige il divieto di pubblicità, non altrettanto vale per l’azzardo.
Anzi, l’enorme disponibilità economica dell’industria che lo progetta e commercializza fa sì che vengano cooptati a questo scopo illustri testimonial, molto spesso provenienti dal mondo dello sport, in linea con l’intento di confondere, di illudere i giocatori d’azzardo che ciò a cui si dedicano richieda una qualche abilità al pari di una vera competizione, e non sia invece parte di un sistema congegnato per farli perdere.
Per questo lascia ancor più amarezza il fatto che un personaggio di fama come è Francesco Totti, seguito da adulti, ragazzi e bambini, abbia scelto ormai da anni di sponsorizzare l’azzardo e, ultimamente, proprio una di quelle tipologie che, per l’immediatezza con cui fa seguire il risultato alla scommessa, si candida a pieno titolo tra i giochi d’azzardo a maggior potenziale compulsivo.
Il capitano della Roma, ex capitano della Nazionale italiana, numero 10 per antonomasia, si piega così alla pubblicizzazione del 10eLotto.
E non sono bastati gli appelli di associazioni, realtà civili ed ecclesiali impegnate contro il gioco d’azzardo, affinché rescindesse il contratto; non è bastato l’impegno di alunni delle scuole che al calciatore hanno indirizzato un’accorata lettera, diffusa qualche mese fa dal quotidiano Avvenire.
Non ha riscosso alcun effetto nemmeno l’azione provocatoria del Codacons, che a inizio aprile, sotto forma di scherzo, aveva diffuso la notizia secondo cui Francesco Totti aveva rinunciato ai lauti guadagni ricavati da quella pubblicità.
Alcuni siti internet locali avevano ripreso la notizia; era sembrata credibile, perché è ormai talmente evidente che il gioco d’azzardo è una piaga sociale, con conseguenze gravissime sulle persone, sulle famiglie e sulla società, che l’ostinazione con cui il personaggio si è legato a questo tipo di consumo non risulta controproducente a lui stesso, alla sua immagine.
Come avviene a tutti quelli che incappano nella spirale dell’azzardo, il presunto vantaggio a breve termine fa perdere di vista gli effetti sul medio e lungo periodo.
Uno degli ultimi spot interpretati da Francesco Totti, oltre a reclamizzare il gioco d’azzardo, introduce una dinamica finora inedita: il rimborso, entro un modesto limite, dell’importo speso per la propria prima scommessa in caso di perdita. Il motto d’accompagnamento recita “c’è sempre una prima volta”.
Il problema è che la dipendenza da gioco d’azzardo si innesca proprio così, quando si sottovaluta il denaro perso offuscati dall’illusione che una vincita possa ripareggiare i conti.
Ecco perché, con le parole dei ragazzi, “fino a quando il gioco d’azzardo sarà collegato a facce e personaggi di spicco, amati e rispettati dal pubblico, sarà difficile combatterlo ed aprire gli occhi alla gente” (Avvenire, Liceali scrivono a Totti: non fare pubblicità al gioco del Lotto).
Ecco perché va rinnovato l’appello affinché persone come Totti, a cui l’esposizione pubblica dà una responsabilità, non si tirino indietro rispetto a quanto possono fare, al di là del denaro che possono guadagnare.