Piano Freddo 2018 di Roma Capitale: a che punto siamo?

freddoOgni anno molte città italiane prevedono l’attivazione del cosiddetto “Piano Freddo”, ovvero misure speciali di accoglienza per le persone senza dimora che vivono in strada, con l’obiettivo di tutelare i più poveri dai rischi di sopravvivenza derivanti dall’arrivo della stagione invernale.

Oltre a potenziare tempestivamente il numero di posti letto disponibili, alcune città hanno anche previsto un vero e proprio sistema di interventi differenziati, mettendo in campo servizi innovativi ad hoc. Certo, si dirà, il numero di persone senza dimora presenti in altre città è decisamente minore rispetto a quello di Roma; ma la questione non è tanto il numero quanto la capacità di pensare in modo globale ai propri cittadini soprattutto se in condizioni di fragilità.

Niente di più distante da quanto sta accadendo a Roma. Quest’anno, come dichiarato dall’Assessora Baldassarre a inizio gennaio, i posti letto aggiuntivi previsti per il Piano Freddo avrebbero dovuto essere 206, un numero comunque irrisorio rispetto alle persone che vivono in strada nella Capitale (si pensi ad esempio che Palermo ne ha messi a disposizione 400). Non solo: ad oggi i posti letto aggiuntivi effettivamente attivati per l’accoglienza notturna sono solo 56 su tutta Roma.

“Le strutture non si trovano”, dicono. E con questa giustificazione il Comune ha deciso di aprire una “tendopoli diffusa” in varie zone di Roma: in altre parole le accoglienze notturne si svolgeranno dentro tende allestite in diverse aree della città, secondo tempi e modalità non ancora precisate. E mentre si aspettano decisioni in merito e tutto sembra drammaticamente bloccato dall’incapacità di programmare un intervento essenziale per i più poveri, nell’arco di un mese sono morte per strada, a causa del freddo, cinque persone senza dimora.

Di fronte alla scelta di aprire le tendopoli, scelta che ferisce la dignità delle persone più fragili, evidentemente ritenute “degne” di essere “accolte” in spazi precari proprio quando le difficoltà stagionali e i rischi per la salute aumentano, ci poniamo alcune domande.

Perché ci si fa cogliere di sorpresa da un problema – il freddo e il pericolo di assideramento per chi vive in strada – che di fatto torna ad ogni stagione? Perché non si è pensato prima a programmare le iniziative per gestire questo difficile momento di vita per i più fragili? Perché esistono protocolli di intervento precisi per gestire la viabilità durante le gelate ma non si riesce a fare lo stesso per le persone che vivono in strada? L’Amministrazione sta dimostrando di avere molte difficoltà nel definire un piano organico per affrontare il problema della povertà estrema in modo multidimensionale, restituendo dignità alla persone e la possibilità di svincolarsi dal bisogno senza creare cronicità e ulteriori disagi.

Inoltre nel Municipio X, ad Ostia, la Caritas gestisce dal 1984 un centro di Pronta Accoglienza per persone senza dimora. Questo centro a dicembre 2016 perde la convenzione con il Comune di Roma perché sprovvisto di quei requisiti di idoneità e di sicurezza previsti dalle ultime normative. Ma poi la stessa Amministrazione rendendosi conto che avrebbe dovuto mettere in strada, durante il periodo di freddo, 60 persone accolte fino a quel momento, decide di prorogare fino al 30 aprile 2017 (termine convenzionale del periodo freddo).

Ad ottobre di quest’anno la Caritas decide di mettere a disposizione del Comune di Roma, di nuovo, la struttura di Ostia, ma questa volta il Comune ha sentito il “dovere istituzionale” di tenere conto della non idoneità della stessa, preferendo in alternativa l’allestimento (tra l’altro ancora non avvenuto) di una tendopoli.

Le tende ad Ostia vengono montate da tre anni ma certamente mai in alternativa alla struttura di accoglienza, ma come necessità aggiuntiva di posti letto per il sopraggiungere del freddo.

Attualmente la Caritas ha fatto la scelta di rimanere nel territorio di Ostia, territorio complesso per motivi vari, anteponendo la carità, giustizia alle indicazioni burocratiche-amministrative, e lo continuerà a fare in questo periodo di freddo.

Ci piacerebbe pensare, pur consapevoli delle tante difficoltà di chi governa una città complessa come Roma, che la situazione dell’accoglienza dei senza dimora ad Ostia non venga risolta ignorando il problema e rifugiandosi in soluzioni (come quelle delle tende) temporanee e poco idonee. Il tema delle migliaia di persone che vivono in strada va affrontato impegnandosi in piani di intervento complessivi e articolati, cosi come sono complesse e articolate le storie delle persone che finiscono in strada.

Siamo convinti che costruire progetti per il bene delle persone richiede piani diversi di collaborazione dove ognuno si spende secondo le proprie responsabilità istituzionali.

Per questo chiediamo alle istituzioni, finalmente un piano di intervento complessivo per le persone senza dimora, un piano di intervento che renda migliore la nostra Città e la vita di coloro che con fatica la abitano.