L’attività di sensibilizzazione contro il gioco d’azzardo che gli operatori di Caritas Roma svolgono nelle scuole della Capitale ha evidenziato sin da subito quanto questa pratica sia diffusa tra giovani e giovanissimi, nonostante la legge ne disponga il divieto al di sotto dei 18 anni.
Qualche mese fa, con l’indagine Cresceranno dipendenti? si è documentato come le tendenze riscontrate dialogando con gli studenti nelle classi trovino un preoccupante corrispettivo in numeri e percentuali, a conferma della consuetudine che i minori hanno verso scommesse sportive, gratta e vinci, estrazioni numeriche, slot machines, ecc.
L’argomento è tornato all’attenzione in questi giorni grazie a una ricerca condotta a livello nazionale dal Moige – Movimento italiano genitori – sull’accesso dei minori a comportamenti e consumi a rischio come tabacco, alcol, cannabis, pornografia, videogiochi violenti e, appunto, azzardo.
Il rapporto Venduti ai minori. Indagine sull’accesso dei minori ad alcol, tabacco, cannabis, azzardo, pornografia e videogiochi 18+. Anno 2019 approfondisce le percezioni dei diretti interessati e pone anche l’accento sulla responsabilità degli adulti, in particolare di quegli esercenti che nel momento in cui non verificano l’età e consentono a minori di acquistare sostanze o perpetuare queste pratiche, oltre ad anteporre i propri guadagni al loro bene, di fatto violano la legge.
Si delinea così un quadro a tinte fosche, in cui sottovalutazione, negligenza o malizia degli adulti si sommano alla risolutezza di preadolescenti e adolescenti nel cercare occasioni di scommessa, pur risultando in gran parte consapevoli della normativa che li vorrebbe tutelare dal gioco azzardo.
Altri aspetti interessanti dell’indagine sono stati ripresi da articoli di quotidiani e riviste. Ciò che però suona incoerente è il tono sensazionalistico con cui ogni volta si prende atto di un problema purtroppo già ampiamente verificato. Altre ricerche autorevoli, come quelle condotte dall’Osservatorio Young Millenials Monitor di Nomisma, di cui a breve sarà presentata l’edizione 2019, o dell’Istituto di Fisiologia clinica del CNR di Pisa da anni riscontrano la diffusione del gioco d’azzardo tra gli adolescenti, mentre la letteratura di settore e l’esperienza dei professionisti evidenziano come il comportamento di gioco precoce costituisca un grave fattore di rischio rispetto allo sviluppo della dipendenza correlata.
Di fronte a questo quadro fin troppo noto, cosa fare? È sufficiente continuare a monitorare il fenomeno? Sono adeguate le campagne di comunicazione basate sulla retorica del “gioco responsabile”, dietro cui l’industria del gioco d’azzardo per prima si ripara, veicolando l’idea che il gioco d’azzardo in sé non riservi alcun pericolo e la dipendenza sia un problema di pochi? Per dissuadere i giovani sono efficaci gli slogan o le immagini che magari riproducono slot machines o associano l’azzardo a colori e forme del tutto rassicuranti?
Il gioco d’azzardo è una piaga sociale. Denunciarne la gravità resta necessario, ma ancor più fondamentale è la prevenzione, soprattutto quando si tratta di ragazzi.
Davanti a un consumo che ogni anno brucia decine di miliardi di euro degli italiani – 107 miliardi secondo le prime stime relative al 2018 – con un impatto sull’economia reale che incredibilmente la politica si ostina a non riconoscere, l’unica soluzione possibile è educare i giovani al pensiero critico, spronarli a riconoscere l’ingannevolezza della vincita facile, abituarli a considerare le conseguenze delle proprie scelte e dei propri comportamenti, anche quelli apparentemente minimi come “una giocata”.
Per quanto forti possano essere gli interessi legati al gioco d’azzardo, ci sono limiti che non si possono valicare: la protezione dei bambini e ragazzi dal rischio di dipendenza è il primo e alla prevenzione deve essere riconosciuta una maggiore centralità anche da parte delle politiche pubbliche.