L’8 agosto 2024 si è svolta la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocata dal prefetto Lamberto Giannini, per discutere di una tensostruttura presso la Stazione Termini adibita all’accoglienza delle persone senza fissa dimora durante il Giubileo. Invitate anche alcune organizzazioni di volontariato che operano nella zona.
Riportiamo l’intervento di Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma.
1. Il contesto generale
Il contesto generale nel quale ci ritroviamo è costituito, da un lato dal protrarsi e dall’aggravarsi nel tempo, a Roma come in tutto il Paese, anche nei centri di medie dimensioni, del drammatico fenomeno delle persone senza fissa dimora e, dall’altro, dall’imminente Giubileo con il suo messaggio di Speranza della liberazione degli oppressi da certi vincoli, da certe schiavitù, come ad esempio quello di non avere un tetto dignitoso dove poter vivere e di riconoscimento dell’amore misericordioso di Dio padre che ama tutti, senza alcuna distinzione.
Abbiamo difficoltà come Caritas di Roma a confrontarci su un tema così complesso ed antico, a Roma e in Italia, come quello delle persone fragili che vivono sulla strada, senza fissa dimora, nella zona della Stazione Termini come altrove, con un approccio ancora una volta di emergenza. Senza una visione più profonda e lontana del problema e senza un piano organico di intervento con adeguati investimenti in politiche abitative, sanitarie e sociali, il rischio più grande è quello di cronicizzare le situazioni di disagio e di non affrontare alla radice le cause strutturali che generano tali emergenze, rinunciando alle concrete possibilità di reinserimento e di autonomia di sorelle e fratelli che vivono ai margini della nostra Città.
2. No a contrapposizioni ideologiche o a speculazioni di carattere economico
Occorre evitare di ridurre il tutto ad una questione ideologica, senza tenere conto della realtà e ad un semplice si/no. Qui sono coinvolte tante vite umane, molteplici punti di vista che meritano la massima attenzione. Da mesi stiamo incontrando come Caritas di Roma diversi comitati locali; i rappresentanti di commercianti ed albergatori della zona Termini e del quartiere Esquilino e i rappresentanti delle istituzioni locali, sostenendo che non c’è contrapposizione tra la legittima richiesta di maggiore sicurezza e tutela dei residenti e degli operatori economici e l’urgenza di non voltarsi dall’altra parte rispetto a chi vediamo vivere sulla strada in condizioni talmente degradate che a volte si stenta di poter considerare come umane. Occorre trovare le giuste mediazioni, le necessarie misure per uscire da una situazione così grave.
3. Da dove partire? Il primato degli ultimi per il bene di tutti
La parabola evangelica del Buon Samaritano (Luca 10, 25-37), ci indica da dove partire, dall’amore verso il nostro prossimo, a partire proprio dagli ultimi, da quell’uomo riverso sulla strada e ormai in fin di vita. Il primato, nella nostra storia di ormai 44 anni qui a Roma, va sempre a coloro che si trovano ad essere ultimi tra gli ultimi, ai margini dalle luci della ribalta e della vita economica, sociale e politica della Città.
Ci battiamo da tanti anni per far riconoscere alle diverse forze politiche, alle amministrazioni pubbliche che si susseguono, l’esigenza e l’urgenza di promuovere e di tutelare i legittimi diritti delle persone più fragili. Dare risposta positiva a questa esigenza, crea le condizioni per venire incontro poi alle legittime esigenze di tutti gli altri. Non darla, come ancora una volta stiamo verificando in questi ultimi 15 anni con la costante crescita della povertà assoluta nel nostro Paese (cfr. dati Istat), condanna tutti all’affannosa e spesso illusoria difesa dei propri legittimi diritti ed interessi.
Roma Capitale negli ultimi anni sta cercando di affrontare la drammatica carenza di strutture e di servizi per la primissima accoglienza da destinare a chi vive sulla strada o nella peggiore precarietà abitativa. C’è ancora tantissimo lavoro da fare.
4. Il progetto che ci viene proposto oggi
La novità che ci viene presentata oggi dell’esigenza di una soluzione alternativa a quella individuata di fronte alla Stazione Termini dove situare la tensostruttura
Il problema non è tanto tensostruttura si/tensostruttura no, ma se la politica tutta – lo sottolineo per la presenza di autorevoli parlamentari dei diversi schieramenti politici – è disponibile a fare un piano complessivo di interventi a brevissimo, medio e lungo termine, per ridurre drasticamente e comunque per governare e non subire il fenomeno dei senza fissa dimora e dei senza tetto a Roma e in Italia: a fine 2021 l’Istat ci ha detto che erano 96.197 persone. Il problema a Roma che ha un territorio di 1.287,4 km quadrati, è chiaramente sentito in maniera molto forte.
Il progetto che c’è stato oggi presentato può essere da noi accolto solo come misura del tutto emergenziale e temporanea perché non rappresenta certa una di quelle misure strutturali che invece sarebbe indispensabile adottare e che continuiamo ad invocare anche in questa sede.
D’altra parte, non possiamo dire no alla possibilità di dare soccorso immediato a chi ne ha più bisogno perché vive in mezzo alla strada: è quello che fece proprio il buon samaritano, si chinò su quell’uomo e provvide in prima persona per quello che in quel momento era più indispensabile per salvare la vita di quell’uomo aggredito tra Gerusalemme e Gerico.
Per onestà ed estrema chiarezza desideriamo però esprimere un dubbio di fondo e una certezza.
Il dubbio è legato alla possibile concentrazione di persone fragili, alcune molte fragili, in un quadrante territoriale problematico che, come tutti, sappiamo è già molto sotto pressione da tempo, per la presenza di tante situazioni di disagio sociale che con il Covid si sono certamente aggravate. Noi stessi, insieme a Binario 95 e ad altre realtà di volontariato e di solidarietà romane, facciamo diretta e quotidiana esperienza della difficoltà di relazione che si possono creare con persone particolarmente fragili (e ne subiamo anche i danni). Infatti, nell’arco di poche centinaia di metri ci siamo noi, con l’ostello e la mensa serale (ospitate da tanti anni nelle strutture messe a disposizione dalle Ferrovie dello Stato che ringraziamo); c’è la struttura degli amici di Binario ’95 e c’è poi, a non molta distanza, la struttura di accoglienza dell’Esercito della Salvezza, nella zona di San Lorenzo che presenta già le sue peculiarità. È chiaro dunque che l’eventuale attuazione dell’ipotesi progettuale qui accennata, è destinata ad aumentare la pressione sui nostri servizi. Ci auguriamo di non ritrovarci da soli.
La certezza è che in ogni caso, tensostruttura Si, tensostruttura No, non è più rinviabile un intervento organico sul tema dei senza dimora e delle persone fragili che gravitano sulla stazione Termini in particolare, ma pure nelle zone coinvolte nel progetto tensostrutture (stazioni Ostiense, Tiburtina e zona San Pietro), che non preveda contemporaneamente un forte investimento di risorse per assicurare, accanto alle necessarie strutture di prima (bassa) accoglienza, la realizzazione di cinque tipi di misure:
- l’aumento delle strutture abitative permanenti e dignitose, mediante il collegamento organico tra questo tema e quello del Piano Casa di Roma Capitale;
- il potenziamento dei servizi sociali e sanitari, con prioritaria attenzione alle patologie psichiatriche e alle dipendenze (serve personale professionale qualificato e non bastano i volontari che operi anche in strada!);
- il forte potenziamento dell’illuminazione pubblica e dei servizi di igiene e di raccolta dei rifiuti in tutto il quadrante territoriale interessato, in particolare della zona di Termini che sarà attraversata da milioni di pellegrini e deve essere all’altezza delle stazioni di altre capitali europee
- il miglioramento delle condizioni di sicurezza delle zone interessate, come giustamente richiesto dai residenti e dagli operatori economici e sociali;
- il rafforzamento della collaborazione che già c’è tra le realtà del volontariato e delle cooperative sociali presenti nelle zone e le istituzioni pubbliche per la messa in opera di progetti di cura e di reinserimento sociale e lavorativo.
Termino con un duplice appello.
- All’unità soprattutto delle istituzioni pubbliche coinvolte e degli altri soggetti qui presenti per affrontare un problema così delicato e complesso.
- A non isolare la questione della tendostruttura che ci è stata posta questa mattina, dalla imprescindibile esigenza di quel piano di intervento organico e strutturale che ho più volte citato, per promuovere la dignità e tutelare i diritti di chi vive in strada e per fare così il bene di tutta la città.