Mi accompagni a scuola?
Educare non ha niente a che fare con insegnare o manipolare. Educare è offrire l’opportunità di essere liberi e capaci di affrontare la vita. Educare nasce dall’ascoltare, dal conoscere e dal capire. Un percorso educativo non parte da chi vuole insegnare a tutti i costi qualcosa, ma da chi desidera rendere dignitosa la sua vita. Per farlo occorre incontrare la storia di chi vuole apprendere e condividere le materie che trattano di dignità, rispetto, autonomia. Scrivere e leggere diventano strumenti. Fare sì che ogni uomo sia libero è il cuore del programma. Non si educa solo a scuola; ci si educa imparando a considerare e a rendere gli altri sempre capaci di generare speranze durante il nostro viaggio. Ecco perché educare, come tutti i verbi che fanno comunità, si coniuga al presente. Prima persona plurale.
Nel 2014 sono circa 263 milioni i bambini, gli adolescenti e i giovani al di fuori del sistema scolastico. Di questi, 61 milioni sono bambini in età scolare primaria, 60 milioni sono adolescenti in età scolare secondaria inferiore e 142 milioni sono giovani in età scolare secondaria superiore. Sono soprattutto residenti nell’Africa Sub Sahariana e nell’Asia del Sud, dove i sistemi educativi lottano per tenere il passo con la crescita demografica.
Nazioni Unite, Obiettivi di sviluppo sostenibile Report 2017, obiettivo 4
Il termine “equità” si riferisce al principio secondo cui tutti i bambini abbiano le stesse opportunità di sopravvivere, di svilupparsi e di realizzare appieno le proprie potenzialità. Le iniquità o disuguaglianze si verificano quando alcuni bambini vengono ingiustamente privati dei diritti e delle opportunità di base a disposizione di altri loro coetanei. Un “approccio basato sull’equità” allo sviluppo comincia con il conoscere di più chi viene lasciato indietro e perché, richiede di rivolgere domande difficili su come politiche pubbliche carenti, pratiche discriminatorie, sistemi di fornitura inefficienti e altri ostacoli impediscano ai bambini di realizzare i propri diritti, nonché di trovare soluzioni innovative a questi problemi.
Un’istruzione di qualità ha il potere di porre fine ai cicli intergenerazionali di disuguaglianza, migliorando la vita dei bambini e delle società in cui vivono. Una buona istruzione accresce la conoscenza, stimola l’innovazione, sviluppa competenze in grado di promuovere lo sviluppo e la crescita e favorisce società inclusive. Ciononostante, a milioni di bambini in tutto il mondo viene ancora negato il diritto all’istruzione a causa di fattori indipendenti dalla loro volontà, come la povertà, il genere, l’etnia, la disabilità o la posizione geografica. Anche i conflitti armati, i disastri naturali e gli effetti del cambiamento climatico privano i bambini della possibilità di andare a scuola e imparare.
Molto prima che un bambino entri in una classe, le disuguaglianze possono lasciare un’impronta duratura sulla struttura del suo cervello. Nei primi anni di vita, il cervello di un bambino crea dalle 700 alle 1.000 nuove connessioni neurali ogni secondo. Le nuove ricerche dimostrano che l’alimentazione, l’assistenza sanitaria e l’interazione tra i bambini e i loro tutori possono favorire lo sviluppo cerebrale nella prima infanzia. La conversazione, il ripetere e il collegare le parole in contesti significativi, nonché l’esposizione precoce all’alfabetizzazione attraverso la lettura e il gioco, sono associate in modo positivo alle competenze linguistiche. Per contro, la frequente esposizione, durante la prima infanzia, a eventi cronicamente stressanti come la privazione alimentare e la violenza può influire sui bambini, danneggiandone i neuroni in zone preposte all’apprendimento e allo sviluppo emozionale.
UNICEF, La condizione dell’infanzia nel mondo 2016, “La giusta opportunità per ogni bambino”.
Cosa vogliamo fare
Vogliamo sostenere le attività educative rivolte a chi non ha accesso al sistema scolastico della parrocchia di S. Sebastiano nella zona rurale di Solepura della diocesi di Kurunegala in Sri-Lanka.
Vogliamo migliorare le condizioni di vita dei bambini, delle loro famiglie e delle loro comunità.
Vogliamo raccontare e far conoscere la realtà.
Vogliamo invitare a riflettere sui perché che si celano dietro alle diseguaglianze.