Un’integrazione possibile per i protetti internazionali

Presentata la ricerca della Caritas di Roma sulla progettualità dei fondi europei FER

RapportoFER
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Si è tenuto il 30 giugno a Roma, presso il Teatro delle Case famiglia di Villa Glori, la Tavola rotonda organizzata dalla CRS-Caritas di Roma sul tema «L’integrazione dei Protetti Internazionali a Roma e Provincia: Bilancio degli Interventi co-finanziati dal FER 2008-2013 e prospettive future».
La discussione ha avuto ad oggetto un confronto aperto con le istituzioni nazionali e locali e le altre associazioni di tutela del terzo settore di Roma sull’efficacia degli interventi di integrazione attivati negli ultimi 6 anni grazie ai Fondi Europei e sulle prospettive future in vista dell’avvio della nuova programmazione del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (2014-2020).
I lavori si sono aperti con la presentazione del Rapporto di valutazione delle attività poste in essere dall’Area Immigrati della CRS-Caritas di Roma grazie a progetti co-finanziati dal FER, curato per conto della Caritas di Roma dall’Associazione Politeia di Roma.
Da tale rapporto è emerso in sintesi come: «un sistema di offerta di servizio sociale, in cui gli operatori hanno potere decisionale e sono resi responsabili diretti della qualità del servizio, è in grado di produrre un alto livello di coinvolgimento degli operatori nella situazione specifica del destinatario; tale motivazione è necessaria per far sì che l’operatore stabilisca un rapporto duraturo con l’utente, basato sulla fiducia e sulla trasmissione efficace di un sistema di valori alternativo che migliori la sua condizione di vita. […] Inoltre, in un contesto in cui gli Enti gestori godono già di relativa autonomia organizzativa e decisionale, un’ulteriore motivazione a produrre servizi di qualità può essere fornita dal coinvolgimento pieno dei responsabili dei progetti nelle attività e dalla possibilità che i risultati raggiunti vengano diffusi in maniera particolarmente ampia all’interno dell’Amministrazione centrale (Autorità di Gestione).»
La partecipazione, senza soluzione di continuità, a Progetti co-finanziati dal FER da parte dell’Area Immigrati ha quindi contribuito sia ad accrescere le competenze professionali degli operatori coinvolti nelle attività di progetto, sia a migliorare nel tempo l’efficacia degli interventi posti in essere a favore dei destinatari-protetti internazionali, implementando così la qualità dei servizi offerti dalla CRS-Caritas di Roma.
D’altro canto, il rapporto evidenzia anche come eseguire una valutazione di impatto ex-post sull’efficacia di tali interventi nella vita concreta dei destinatari attraverso interviste ai diretti interessati, sia piuttosto complesso data la forte mobilità sul territorio dei protetti internazionali. Sui 260 individuati, in maniera casuale attraverso una procedura di campionamento di tipo non strutturato, in circa tre mesi di tentativi ripetuti si è riuscito a parlare solo con 46 destinatari. «Il dato che si sia riusciti a contattare circa il 18% dei destinatari dei progetti, è già un risultato del processo di ricerca valutativa: ovvero i richiedenti/protetti internazionali a Roma nell’arco di due anni cambiano i propri riferimenti telefonici in almeno 8 casi su 10, facendo quindi perdere i loro contatti anche con gli organismi dai quali hanno avuto un aiuto.»
Dalla valutazione di impatto ex-post emerge in estrema sintesi, quale elemento di forza, il fatto che i destinatari FER stringono legami sociali con gli operatori, anche brevi e fortemente limitati, ma che caratterizzano la presa in carico partecipata e facilitano lo svolgimento dei percorsi di inclusione proposti. Mentre, quale elemento di debolezza, si evidenzia come l’intervento progettuale non sempre riesce a provocare un mutamento sostanziale delle condizioni di vita del destinatario FER, benché rappresenti sempre una occasione importante di cambiamento all’interno di un circuito non solo assistenziale e di promozione dell’autonomia delle persona.
Questi risultati sono stati parzialmente confermati anche attraverso l’attività di monitoraggio in itinere e di follow-up finale prevista ed eseguita in favore dei destinatari dei due progetti, Step by Step e F-Attori dell’Integrazione, co-finanziati con l’ultima annualità del FER e posti in essere dalla CRS Caritas di Roma nel periodo 1° luglio 2014 – 30 giugno 2015.
Questi due progetti hanno complessivamente raggiunto 158 protetti internazionali (vulnerabili e ordinari), per il 30% dei quali sono stati attivati percorsi integrati volti all’autonomia lavorativa e abitativa.
I principali punti di forza evidenziati dai beneficiari in sede di follow up sono stati relativi non soltanto al sostegno economico ricevuto grazie al progetto, quanto piuttosto alla relazione creatasi nel corso dei mesi con le case manager/tutor di percorso e i servizi pubblici coinvolti (COL, sportello lavoro o sportello sociale del Centro Ascolto Stranieri della Caritas).
Soprattutto nel caso dei beneficiari vulnerabili (progetto Step by Step), il doversi assumere delle responsabilità, essere consapevoli di poter optare per un percorso o per un altro è stato un momento di crescita decisivo, che gli stessi beneficiari hanno evidenziato come tale, anche se in alcuni casi tutto ciò non ha consentito di raggiungere i risultati sperati. Va evidenziato anche come, a seguito di un confronto fatto tra le diverse tipologie di beneficiari dei due progetti, emerga una maggiore aderenza alle azioni proposte proprio da parte dei vulnerabili, che nella maggior parte dei casi hanno già un percorso pregresso di integrazione alle spalle, per cui sono più abituati a ragionare in un’ottica di sostegno, di rete e di collaborazione con una struttura.
I destinatari “ordinari” (progetto F-Attori dell’Integrazione) hanno, invece, più frequentemente messo in atto resistenze nel seguire un percorso progettuale, benché concordato insieme in partenza, sia perché restii a seguire le indicazioni dello stesso FER, sia perché la funzione di accompagnamento degli operatori è stata vissuta in alcuni casi come invadenza, perché non limitata a mera erogazione di servizi.
Relativamente alle criticità, invece, sono stati due i fattori percepiti quali limiti principali del progetto da entrambe le tipologie di beneficiari: il tempo, valutato troppo ridotto per poter davvero aiutare una persona nel suo processo di integrazione socio-abitativa, e l’eccessiva burocrazia richiesta, soprattutto per quello che riguarda i contributi alloggio e la relativa documentazione.
In linea generale quindi, il momento del follow up è stato importante proprio per dare una chiusura ufficiale al percorso, un po’ come mettere un punto e non una semplice virgola, così come spesso avveniva, invece, negli anni passati. Riflettere sulle proprie potenzialità e sui propri limiti ha aiutato i beneficiari a comprendere il valore delle scelte fatte, a soddisfare in loro alcune esigenza, ma anche a far emergere nuovi bisogni, che forse finora non erano stati presi in considerazione.
L’aderenza ai colloqui, la scarsa percentuale di assenza agli appuntamenti concordati non è altro che una riprova del fatto che, probabilmente, anche in futuro sarebbe utile dare spazio a chi per primo utilizza un servizio, a chi – principalmente grazie a questo – riesce o è riuscito a fare quel piccolo passo in avanti, che nel tempo può, poi, trasformarsi in un più articolato cammino vero e proprio verso la completa integrazione.