La storia di Alberto, conosciuto alla mensa

Una testimonianza dalla Mensa della Caritas, tratta dalla rubrica “Invece Concita” di Repubblica

WhatsApp Image 2018-09-16 at 12.51.47Grazie a Fernando Boni

«Gentile Concita, vorrei che pubblicasse questa mia mail che parla di noi, degli ultimi di quelli nati nel nostro Paese e che il nostro Paese ha abbandonato. Oggi dopo diversi giorni, sono tornato alla Caritas di Roma, a pranzo. Stessa fila di disperati, di chi non ha più nulla, dove puoi incontrare di tutto e di più. Io mi sono avvicinato a un signore che già conoscevo, anche lui ha perduto tutto, ma ha una dignità e uno spirito che aiutano anche chi queste cose non le ha più!

Lo chiamano Alberto, ha perso tutto per colpa delle banche e per le restrizioni che l’Europa ci ha accollato addosso a noi tutti. Aveva una piccola azienda di trasporti, un parco camion, degli operai e degli impiegati, che credevano in lui e nella sua piccola azienda, che permetteva a loro e alle loro famiglie di vivere, di esistere. Poi un giorno, inizia la crisi che ci ha avvolto tutti, e Alberto inizia il suo calvario, lavoro al collasso, clienti che non pagano, la sua banca che lo convoca e gli consegna una lettera, entro sette giorni deve rientrare dei fidi, altrimenti la pratica andrà all’ufficio legale che provvederà ai pignoramenti e a metterlo definitivamente sul lastrico. Le rate dei leasing dei camion sono in ritardo, è una corsa spietata ad accaparrarsi tutto quello che c’era in quella piccola attività! Per lui e per i suoi dipendenti la fine di un sogno. Prima di venire a Roma, mi racconta, passava tutte le mattine davanti al piazzale, oramai vuoto, restava lì immobile per ore, lui e le sue lacrime che gli solcavano il viso. Non ce l’ha più fatta, una mattina prende le poche cose e una vecchia utilitaria, e parte per Roma. Lontano da quel luogo che per lui è solo tristezza, lontano dalla moglie che lo ha cacciato, dopo venticinque anni di matrimonio. Signori politici, perché non vi occupate anche di noi, invece di discutere e litigare soltanto per gli immigrati, di fare chiacchiere e non fatti! Grazie a papa Francesco il solo che ha cura ed amore per gli ultimi, l’unico che sollecita i cuori degli uomini. Abbiamo pranzato, pasta al pomodoro e polpette di carne con patate. Un buon pranzo, tutto sommato. Di cosa vuoi lamentarti, di niente, c’è la serenità delle suore che ti aiutano sempre con le loro parole e i loro sorrisi, quanto ti aiutano quei sorrisi, sono impagabili.

Le persone le guardi negli occhi, rubi i loro sguardi e ti accorgi che belle persone che sono. È una gioia stare con loro, condividere quel poco che abbiamo, come una grande famiglia che si riunisce, sembra una grande festa! Poi arriva l’arrivederci, le nostre vite si diramano su mille strade diverse, piene di incognite, di paure e di progetti irrealizzabili. Saluti tutti e tutti ti salutano, è stata una nuova commovente ed esaltante esperienza di vita».