Questo 1° dicembre non è una coincidenza

Inizia l’Avvento, la nostra speranza, nella Giornata mondiale di lotta all’Aids

Il 1° dicembre 2019, inizio dell’Avvento ma anche un giorno carico di significato per le case famiglia di Villa Glori, perché ricorre la giornata mondiale di lotta all’AIDS: una interessante coincidenza, proprio quest’anno in cui a distanza di 40 anni dalla nascita della Caritas diocesana di Roma, stiamo riflettendo su come promuovere il servizio di prossimità alle persone più fragili ed emarginate insieme alle comunità territoriali; un tempo che ci parla di un nuovo inizio, di speranza e di una rinnovata accoglienza del Signore attraverso l’incontro con i fratelli.

In questi anni le case famiglia di Villa Glori hanno accolto ed accompagnato le storie di tante persone, la cui vita è stata letteralmente sconvolta dalla diagnosi di Aids: accettare una malattia non è mai semplice, ma in questo caso è ancora più difficile perché fortemente connotata da uno stigma che porta spesso alla discriminazione o al nascondimento. Molti ricorderanno le proteste nel 1988, quando Don Luigi Di Liegro, primo direttore della Caritas di Roma, decise di aprire le case famiglia a Villa Glori. Col passar degli anni la situazione è cambiata, l’ostilità iniziale del quartiere si è trasformata in tolleranza e a volte amicizia, ma ancora tanta strada c’è da fare in questa direzione, perché una persona hiv-positiva è spesso tenuta a distanza, a motivo di un pregiudizio profondamente radicato dentro di noi, che si nutre dell’ignoranza e della paura.

Anche la medicina ha fatto molti passi in avanti, attualmente i farmaci sono ben tollerati e talmente efficaci che si parla di un’aspettativa di vita pari a quella di una persona sana se la diagnosi è fatta precocemente e la terapia assunta con costanza; addirittura oggi è scientificamente provata la non trasmissibilità dell’infezione nelle persone in cura se il virus non è più rilevabile nel sangue (U=U, undetectable = untransmittable). Eppure, nonostante il progresso dal punto di vista medico e della qualità della vita, il giudizio nei confronti di chi è hiv-positivo è tagliente e genera ancora oggi ferite profonde e sofferenza.

Le case famiglia attualmente sono tre ed accolgono circa 10 persone ciascuna, grazie al supporto quotidiano di tre equipe multidisciplinari, un nutrito gruppo di volontari, tra cui una suora presente da oltre 25 anni che si dedica con amore a tutti.

Un’atmosfera e un clima veramente speciale quello che si respira a Villa Glori, chiunque varca la soglia ed entra in contatto con le persone che ci vivono, rimane colpito dall’accoglienza e dal desiderio di relazione, che si traduce in piacevoli mattinate passate insieme a vivere una quotidianità che, nell’incontro, diventa dono reciproco e presenza tangibile di Dio.

In questi anni siamo stati testimoni di un cambiamento nella vita delle persone che è significato rinascita per molti e di cui tutti i giorni siamo privilegiati accompagnatori. E’ cresciuto, sotto i nostri occhi, il desiderio delle persone accolte di recuperare una vita fuori dai contesti assistenziali, un quarto di loro nel 2019 ha ricominciato a vivere in autonomia al di fuori di Villa Glori e altri stanno progettando una nuova vita affascinati da questa opportunità. Questo desiderio è presente anche nelle persone con limiti dell’autosufficienza, che sentono il bisogno di vivere dei momenti di “normalità” fuori dalle case famiglia.

La malattia fa parte della vita, è esperienza familiare a tutti, ma nonostante le sofferenze e i limiti che in alcuni casi comporta, ciò che permette una rinascita, è riappropriarsi di una significatività sociale e effettiva che dà speranza al vivere quotidiano. Questo vale per tutti, per chi è malato ma anche per chi è sano, trovare il senso profondo della propria esistenza, concentrarsi sull’essenziale, su ciò che rimane e che non svanisce, senza farsi distrarre dal rumore e dalla frenesia della vita di oggi; in fondo è la sfida a cui ciascuno di noi è chiamato ed in particolare durante l’Avvento, quando ci prepariamo all’incontro col Signore.

È proprio all’inizio di questo tempo speciale, quando la ricerca di Dio si trasforma in attesa di Dio che, come case famiglia di Villa Glori, sentiamo il bisogno di appartenere maggiormente alla comunità parrocchiale di cui facciamo parte territorialmente ma che abbiamo vissuto poco in questi anni. Ci sembra significativo iniziare questo graduale percorso di avvicinamento nella prima domenica di Avvento, in cui ricorre anche la giornata di lotta all’AIDS (o meglio lotta al pregiudizio e alla discriminazione che l’AIDS porta con sé).

Siamo certi che il Signore ci mostrerà i passi necessari per non vivere nell’indifferenza reciproca, si può vivere senza accorgersi gli uni degli altri, come ai giorni di Noè, quando non si accorsero di nulla “mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito e non si accorsero di nulla”(Mt 24,38-39), al contrario l’invito di Gesù è vegliare e fare attenzione, come dice Papa Francesco, “La persona che fa attenzione è quella che vive in maniera piena e consapevole, con una preoccupazione rivolta anzitutto agli altri. Con questo atteggiamento ci rendiamo conto delle lacrime e delle necessità del prossimo e possiamo coglierne anche le capacità e le qualità umane e spirituali” (Angelus, 3/12/2017).

Fabiana Arrivi
Responsabile Area AIDS