Quaresima: 5 appuntamenti con la Parola della domenica

Un cammino per aiutarci a vivere la Quaresima come tempo privilegiato della “rinuncia”, che diventa carità e solidarietà verso i più poveri.
Le brevi riflessioni a cura di Don Paolo Salvini, vicedirettore di Caritas Roma, pensate in collaborazione con la Fondazione Thouret delle Suore della Carità, invitano a riscoprire l’ascolto della Parola di Dio. Esse ci richiamano, inoltre, all’impegno fatto di azioni concrete, attraverso il servizio verso i fratelli e le sorelle più fragili.
Il percorso quaresimale di quest’anno assumerà il tratto di un segno tangibile di vicinanza e solidarietà alle popolazioni di Siria e Turchia, attraverso la colletta nazionale indetta per domenica 26 marzo, quinta di Quaresima, in cui tutte le offerte raccolte durante le celebrazioni eucaristiche saranno destinate alle necessità causate dal terremoto (scopri come contribuire).

Commento al Vangelo della 1° domenica di Quaresima

«Iniziamo oggi un percorso che in cinque tappe ci porterà fino alla Pasqua. La prima tappa ci vede nel deserto con Gesù. Dopo essere stato battezzato nel Giordano da Giovanni, nel ritiro che lo Spirito gli chiede di vivere si mette in sintonia col modo di stare al mondo di Dio, molto diverso in cui stiamo al mondo noi uomini e donne, soprattutto quando intendiamo essere persone di successo, efficaci.

Gesù sta al mondo come chi non ha mezzi, non ha ricchezza. Sta al mondo come chi non ha la preoccupazione della fama, di quello che gli altri pensano di lui, del successo. Sta al mondo come un Dio che sceglie di non avere potere, almeno quel potere che si impone sugli altri.
Il modo in cui Dio sta al mondo è servire, dare la vita, e Gesù, un passo dopo l’altro, una partita dopo l’altra con colui che cerca di dividerci da Dio, gioca la sua partita. Non solo durante il ritiro nel deserto ma per tutto il tempo della sua vita, Gesù giocherà questa partita e sceglierà, di volta in volta, il modo di stare al mondo di Dio.

Noi siamo chiamati a seguire lui, a servire i fratelli più fragili, a seguire il suo modo di servirli. Per questo, anche noi agiamo una carità nella Chiesa, che sceglie di essere senza ricchezza, senza preoccupazione per quello che gli altri pensano di noi e anche senza un potere che impressiona i poteri di questo mondo.

Scegliamo di essere con Gesù, poveri, senza preoccupazioni per noi stessi e senza potere, perché pensiamo che quel seme di senape, che è l’amore di Dio, piantato in questo mondo porterà frutto. Un frutto più duraturo, un frutto che non dura una stagione, ma che rimane nel tempo, così come l’impronta di Gesù è rimasta per tante generazioni fino ad oggi. E noi cerchiamo di lasciarla anche per le generazioni a venire».