Presentato il Rapporto 2014. On-line la scheda di sintesi e la cartella stampa
«L’immigrazione a Roma e nel Lazio è ancora un’emergenza sociale: il processo di integrazione presenta la particolarità di procedere in modo spedito per quanto riguarda alcuni aspetti sociali e economici – lavoro, scuola, consumi – mentre va a rilento per quello che riguarda i diritti di cittadinanza. La cosa ancor più grave, però, è che esiste una vasta area di cittadini stranieri – i richiedenti asilo, i protetti internazionali, i rom, tanti minori non accompagnati – che sono completamente esclusi da politiche di accoglienza che garantiscano loro una vita dignitosa». È questo, secondo il direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci, quanto emerge dal decimo rapporto dell’Osservatorio Romano sule Migrazioni che verrà presentato oggi alle ore 16.30 presso la sala conferenze dall’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma.
Il Rapporto (edizioni Idos, 400 pagine) – realizzato dalla Caritas in collaborazione con Roma Capitale, Provincia di Roma e Regione Lazio – descrive l’immigrazione a partire dai dati statistici disponibili su residenti, soggiornanti e richiedenti asilo, mercato del lavoro (sia dipendente che autonomo), caratteristiche demografiche e dimensione formativa (scuola, università, educazione degli adulti, formazione professionale). Nella decima edizione, l’Osservatorio Romano sulle Migrazioni presenta lo stato dell’immigrazione nel quinto anno di crisi (2012) e, senza limitarsi alla Capitale, dedica diversi capitoli ai comuni della provincia di Roma e alle altre province laziali, dove la presenza straniera, che costituisce un rimedio anche allo spopolamento, da diversi anni va diffondendosi con tassi di crescita molto elevati. Sono quattro le principali direttive di insediamento degli immigrati nel Lazio: a nord verso Viterbo; a sud verso Latina; nella fascia litorale; nella zona montana. È, quindi, molteplice la varietà di questo insediamento, ma in generale si può dire che i livelli di integrazione sono più soddisfacenti nei contesti territoriali più piccoli rispetto al grande polo urbano di Roma, che invece rimane di primaria importanza per le sue possibilità occupazionali.
La quantificazione della presenza straniera nel Lazio è alquanto complessa. Per i ricercatori di IDOS essa è superiore a quella rilevata dagli archivi ufficiali e si aggira su almeno 564mila presenze regolari. Dall’archivio dei residenti dell’Istat si ricava che l’80% vive nella provincia di Roma (secondo la stima prima riportata, 451mila) e il 20% vive nelle altre province (a Rieti oltre 10mila residenti, a Frosinone oltre 20mila, a Viterbo oltre 25mila e a Latina oltre 35mila).
In Provincia di Roma, sulla base dell’archivio del Ministero dell’Interno, i soggiornanti non comunitari sono 315.434, in 4 casi su 10 titolari di un permesso CE di lungo-soggiorno. Nel 2012, i residenti stranieri hanno segnato un consistente aumento (+11,4%), principalmente a seguito delle iscrizioni dall’estero ma in misura non secondaria anche a seguito delle nuove nascite.
Anche il contesto di Roma Capitale è soggetto a questo dinamismo e nel periodo intercensuario (2001-2011), a fronte del modesto incremento della popolazione italiana (+2,8%), i cittadini stranieri sono più che raddoppiati (+128,1%). Nel 2012, che ha registrato un aumento del +8,2%, sono state 31.759 le iscrizioni dall’estero e 6.398 i nati da genitori stranieri (1 ogni 4 nuovi nati). La consistenza straniera sarebbe stata ancora più alta se non vi fossero state 2.565 acquisizioni di cittadinanza e 8.259 trasferimenti all’estero (pochi) o in altri comuni italiani (voce prevalente).
La presenza straniera si compone anche di richiedenti asilo e rifugiati, per la cui accoglienza nella Capitale sono disponibili 2.000 posti, gestiti da una ventina di centri del privato sociale e da qualche struttura pubblica. Da ultimo si è provveduto al potenziamento della ricettività, tenuto conto che oltre 2.000 persone sono rimaste in lista d’attesa nel 2012.
La Capitale è anche luogo di arrivo di molti minori non accompagnati (2.224). Sono ben più numerosi i minori che vivono con le loro famiglie. Di essi sono iscritti a scuola 75.338 nel Lazio (di cui 4 su 10 nati in Italia, con una incidenza di circa il 10% sul totale degli iscritti), 59.147 in Provincia di Roma, 37.905 a Roma Capitale (di cui 1/3 nelle elementari e 1/4 nelle medie), con una incidenza del 10% sul totale degli iscritti; i soli studenti romeni sono 22.424.
Trattandosi del quinto anno di crisi, la situazione occupazionale ha conosciuto un netto peggioramento con aumento della povertà, maggiore ricorso alle mense sociali (come sperimentato dalla Caritas e dai 20mila utenti delle mense convenzionate con il Comune), calo della produzione (specialmente nel settore industriale e, in particolare, in edilizia), aumento dei fallimenti e del tasso di disoccupazione (9,0% a Roma, 9,3% in Provincia e 10,7% in Italia). Tra gli immigrati di Roma, però, il tasso di disoccupazione risulta, seppure di poco, più contenuto, sia rispetto agli italiani che agli immigrati in Italia: 8,6% a Roma, 10,0% in Provincia e 12,1% in Italia. Il bilancio del 2012 tra assunzioni e cessazioni dei rapporti è stato negativo (-8.493) e, tuttavia, rimane elevato il numero degli occupati stranieri: 175.757 a Roma Capitale e 244.867 in Provincia (incidenza di circa un sesto sugli occupati complessivi). Il 53% è inserito nelle professioni meno qualificate, con precarietà dei rapporti e sottoutilizzo delle competenze. Continua a essere elevato il numero degli infortuni e urgente l’impegno a livello di prevenzione: 4.050 a Roma, 305 a Latina, 268 a Frosinone, 219 a Viterbo e 115 a Rieti.
Anche in un contesto così difficile, la tenuta imprenditoriale degli immigrati ha dato buona prova di sé. In Provincia di Roma, le imprese con titolare italiano sono diminuite di 657 unità, diventando 142.480, mentre le imprese con titolare immigrato sono cresciute del 12,6%, diventando 34.084. Di esse, 7 su 10 operano a Roma e 1 su 5 ha una donna come titolare (6.624). Il maggior protagonismo spetta agli asiatici (1/3 dei titolari), seguiti dagli europei comunitari e dagli africani (1/4 ciascuno). La prima collettività per numero di imprese è quella bangladese, che supera quella romena (7.443 titolari rispetto a 6.294).
L’importanza della dimensione religiosa è attestata dai 293 luoghi di culto, recentemente censiti dalla Caritas e dalla Migrantes di Roma (234 nella Capitale e 59 in provincia). Secondo la stima di IDOS, i due terzi degli immigrati sono cristiani (245mila nel 2012, nell’ordine, ortodossi, cattolici e protestanti), pari ai due terzi del totale: seguono i musulmani (76mila, un quinto del totale), gli hinduisti (11mila), i buddisti (9mila), i fedeli di altre religioni orientali, in particolare sikh (5mila). Bisogna anche tenere conto che, secondo la stima di IDOS, tra gli immigrati gli atei e gli agnostici sono 19mila.
L’Osservatorio, come nelle precedenti edizioni, si sofferma anche sul fenomeno della devianza e riferisce che le denunce penali, presentate nel 2011 contro cittadini stranieri, sono state 26.811, un numero che sollecita un’attenta riflessione, tenendo tuttavia presente che l’aumento degli addebiti è da diversi anni più contenuto rispetto a quello riscontrato tra gli italiani.
Le linee di lettura dell’Osservatorio sono contenute nei suoi cinque editoriali: gli immigrati ci ricordano il bisogno di accoglienza sentito dai nostri emigrati all’estero (Assessore Rita Visini, Regione Lazio); l’accoglienza non deve venir meno neppure nelle fasi di crisi (Assessore Rita Cutini, Roma Capitale) e comporta forme differenziate nei piccoli comuni (Antonella Massimi, Provincia di Roma); il lavoro rimane un impegno prioritario attraverso la riqualificazione e la competitività (Giorgio Alessandrini, CNEL); in conclusione, serve un’integrazione che unisca senza confondere e distingua senza separare (mons. Enrico Feroci, Caritas di Roma).