Minori stranieri non accompagnati

Valutazioni e proposte della Caritas di Roma in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia 

venfaro«La Convenzione dei diritti del fanciullo deve essere al centro di ogni azione riguardante i minori, tutelando i loro diritti e offrendo a tutti le stesse opportunità di sviluppo» così monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, ricorda la celebrazione del 25° anniversario della Convenzione dei diritti del fanciullo (CRC) che verrà celebrata il 20 novembre 2014.
Per l’occasione, le Caritas di tutto il mondo invitano i governi e le autorità locali a un maggiore impegno per proteggere i minori migranti, soprattutto quelli che viaggiano da soli, che nell’ordinamento italiano vengono definiti “non accompagnati”. La Caritas invita i governi a una maggiore difesa dei loro diritti – in particolare al cibo, alla salute, all’istruzione, al gioco e alla libera espressione – mediante l’applicazione delle norme fondamentali stabilite nella Convenzione.
Per monsignor Feroci «i Minori Stranieri Non Accompagnati sono vittime del traffico di essere umani, finalizzato all’immigrazione clandestina, ma anche, in molti casi, a fenomeni di schiavitù e abusi come l’accattonaggio, il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. È necessario, pertanto, affrontare la cause profonde dai Paesi d’origine che alimentano le migrazioni, soprattutto quando sono le famiglie a spingere i ragazzi a emigrare alla ricerca di opportunità lavorative. Occorre inoltre diffondere e sostenere procedure standardizzate di protezione dei minori sul territorio nazionale ed europeo».

La Chiesa di Roma molto ha fatto dal 1989 per sostenere una cultura dell’infanzia capace di tradurre in azioni concrete il diritto di ogni bambino a crescere nel pieno sviluppo delle proprie risorse, ma molta strada rimane ancora da fare per creare le condizioni di vita e le pari opportunità sia in Italia, che nel resto del mondo. La Caritas diocesana da 26 anni promuove servizi di accoglienza e protezione per adolescenti in difficoltà, iniziative che hanno permesso di accogliere più di 7.300 minori, italiani e stranieri. In occasione della 25° anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza presenta un dossier sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati, tema che proprio in questi giorni emerge con particolare forza nella Capitale, in particolare per quanto riguarda i minori egiziani. (SCARICA IL DOSSIER)

Solo nel 2014 sono stati 342 i minori accolti, 293 dei quali maschi. Soltanto 27 sono coloro che hanno presentato domanda di asilo politico, quasi tutti provenienti dai Paesi centrafricani.
Gli arrivi riguardano soprattutto minori egiziani che emigrano per motivi “economici” e giungono in Italia aggirando le leggi internazionali spinti spesso dalle famiglie e incentivati alla ricerca di condizioni di vita migliori all’estero, così da poter contribuire al mantenimento dei parenti.
Dal 2013 ed a seguito degli avvenimenti della “primavera araba”, sono il gruppo nazionale maggiormente presente in Italia e nei Centri di Pronta Accoglienza della Caritas di Roma. Secondo i dati forniti dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio italiano al 31 ottobre 2014 erano 13.334, di questi i ragazzi egiziani sono al primo posto con 3.369 ingressi, 878 dei quali resisi “irreperibili” dopo l’identificazione.

Al momento dell’accoglienza tutti risultano minori non accompagnati , privi cioè di parenti adulti entro il quarto grado presenti sul territorio italiano. La loro età media è di meno di 16 anni (15,7), molti con un’età compresa tra gli 11 e i 14 anni (37,8%). Coloro che dichiarano di essere orfani di uno o entrambi i genitori sono il 10,4 %. Le zone di provenienza dei minori egiziani sono quelle prossime al delta del Nilo e principalmente situate vicine alla regione di Gharbeya, anche se negli ultimo mesi arrivano ragazzi provenienti anche da altre zone quali Mansura e Kafr El Sheikh.
I ragazzi molto spesso sono portatori di un mandato familiare. I genitori li spingono ad emigrare in Italia investendo su di loro come possibili fonti di reddito. Ciò comporta la necessità di lavorare presto, e spesso in nero, pur di ottemperare alle richieste dei familiari: saldare il debito accumulato per pagare il viaggio verso l’Italia e inviare il denaro nel paese d’origine. Si verifica, così, un processo di “adultizzazione” del minore a cui si accompagna, in alcuni casi, la dichiarazione da parte dello stesso di un’età anagrafica maggiore di quella reale, con l’intento di potersi inserire più precocemente nel mondo del lavoro.

In occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza la Caritas di Roma lancia un appello alle Autorità affinché venga istituito un organismo centrale, con competenze specifiche in materia di Minori Stranieri non Accompagnati, che possa essere di impulso nelle attività e nel raccordo tra i vari organi che si occupano della tutela e dell’assistenza, soprattutto sviluppando un lavoro di rete con gli enti locali. Le competenze attualmente attribuite alla Direzione Generale dell’Immigrazione, dovrebbero avere più risvolti concreti e operativi.

Per la Caritas, inoltre, occorre individuare strumenti chiari e precisi che favoriscano il ricongiungimento del minore con i familiari presenti in altri Paesi membri, attraverso percorsi tutelati e regolamentati così da non consentire che vengano alimentate quelle reti irregolari gestite da organizzazioni dedite al traffico degli esseri umani nelle quali, inevitabilmente, si sono trovati coinvolti prima di arrivare in Italia, e si ritroverebbero nuovamente dovendo raggiungere altri Paesi UE.

Da ultimo, la Caritas chiede l’individuazione di una procedura di accertamento dell’età del minore completa e coerente, valida per tutto il territorio nazionale. E’ questo un passaggio delicato, ma focale, nel percorso di assistenza e tutela che viene compiuto nei confronti del minore.

Il Dossier di aprofondimento

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