L’ingiustizia umana distrugge la natura

Il secondo incontro del ciclo “Raccontiamoci un libro” con “L’Arca di Noè” di G. Mastrojeni

Insospettabili legami tra alberi e guerre, povertà e fiumi, democrazia e clima si dispiegano tre DSC_0947le pagine del libro “L’arca di Noè, per salvarci tutti insieme”. Da quel sottotitolo visionario nascono leciti e forti interrogativi del tipo: Cosa c’entrano gli alberi con la pace? E poi: salvarci da cosa? Ne abbiamo parlato martedì 31 maggio con Grammenos Mastrojeni, diplomatico italiano autore del libro, in un brillante secondo incontro del ciclo “Raccontiamoci un libro”.

Il presupposto fondamentale è l’appello al risveglio delle coscienze: se noi non proteggiamo l’ambiente rischiamo di causare il collasso della società. Al contrario, proteggendo la natura potremmo essere artefici del rafforzo delle società di tutto il mondo. L’ancora di salvataggio a cui aggrapparsi è una semplicissima uguaglianza matematica: ambiente = giustizia. L’ingiustizia umana distrugge la natura: non è lo sviluppo a essere incompatibile con l’ambiente e la colpa del disastro non può essere solo di governi, multinazionali e lobby, ma è la responsabilità dell’individuo che va reclamata. È un mondo interconnesso nel quale dobbiamo sempre più renderci conto dei doni che ci offre, con le parole di San Francesco di Assisi, la nostra Madre Terra.

Lo ha ricordato nell’introduzione il direttore della Caritas di Roma mons. Enrico Feroci, sottolineando come siano tanti gli esempi che ci DSC_0954potrebbero ricordare questa dimensione di dono che rischiamo di perdere, che diventa polvere. Come la sabbia portata via dal vento, sabbia che arriva da molto lontano raccontando la storia del deserto del Sahara, come di altri deserti sempre più grandi, sulla terra e nel cuore dell’uomo.

Mastrojeni, diplomatico esperto di ambiente e coordinatore per l’ecosostenibilità della Cooperazione allo Sviluppo, ha chiarito, a parole come nel libro, lo stretto legame tra uomo e ambiente, evidenziando prima di tutto come non sia vero che lo sviluppo vada necessariamente contro la salvaguardia della natura Si tratta di quello che comunemente viene chiamato effetto farfalla o anche effetto valanga, più tecnicamente detto dal matematico Alan Turing dipendenza sensibile dalle variazioni inziali: tutto è talmente interconnesso che paradossalmente un battito di ali potrebbe innescare una serie di variazioni capaci di provocare un tornado dall’altra parte del mondo. In effetti quando l’ambiente inizia a soffrire e a provocare disagi sociali si possono riscontrare diversi modi di reazione da parte delle persone, tra le più pericolose la cosiddetta way-out che si concretizza in terrorismo, commercio illecito, guerra.

Ed eventi silenziosi come lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya stanno preparando una crisi che per l’effetto soglia oltre il quale si innescano processi irreversibili, potrebbero cambiare rapidamente la vita di 2 miliardi di persone e quindi del mondo intero. Pensiamo ancora alla situazione della fascia del Sahel, una zona che si estende al di sotto del Sahara e che rappresenta un’area di passaggio climatico dall’area arida del deserto a quella fertile della savana, oggi dimostra quanto sia forte il collegamento tra distruzione ambientale e situazioni sociali di disagio. Infatti in quella stessa area, caratterizzata sempre più da forte siccità, si registrano dati che indicano carestia, criminalità, terrorismo, migrazioni. Altro esempio è il lago del Chad che negli ultimi 50 anni si è ridotto di 18 volte e attorno al quale si registra la presenza di Boko Haram, segno del fatto che la violenza si presenta maggiormente in condizioni di stress ambientale. La buona notizia è che c’è una luce in fondo al tunnel ed è la protezione della dignità dell’uomo: è su questa base che bisogna riflettere, quando ci si chiede cosa possa legare Ambiente, Diritti, Sviluppo e Pace.

Per Matrojeni sonDSC_0960o elementi così tanto interconnessi che, tanto quanto il deterioramento di anche solo uno definisce un peggioramento degli altri, vale anche il contrario: investire su uno di questi porta maggiore beneficio. Su questo principio si basa l’operato delle organizzazioni connesse all’Onu che si occupano di tutelare la dignità dell’uomo, in tutte le sue dimensioni. Per questo il sottotitolo del libro recita: “Per salvarci tutti insieme”: solo rimettendo in moto un ciclo di piccole azioni virtuose e positive si può fare veramente tanto, facendo ognuno un poco di più. E facendo ognuno un po’ di più si scopre, sostiene l’autore, che quello che fa bene realmente all’ambiente fa bene in concreto anche a noi e viceversa, mettendo in moto dei micro-processi che, per lo stesso effetto farfalla, cambiando la vita cambiano il mondo. “Se vuoi la Pace, cambia la vita” ha concluso allora monsignor Enrico Feroci dopo l’intervento di Mastrojeni ricordando e auspicando che “seminare piccole realtà” possa creare una coscienza civica comune: abbiamo ancora la possibilità di decidere il futuro della Terra, cambiando prospettiva, cambiando stile di vita. Una “rivoluzione culturale necessaria” che nel libro “L’Arca di Noe” si configura come ideale passo successivo alla Laudato Sì.

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