Festa interculturale a Villa Leopardi

Iniziativa promossa il 23 giugno dai rifugiati ospiti nel programma di accoglienza diffusa della Caritas

Villa LeopardiIn occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, sabato 23 giugno la Caritas di Roma insieme all’Associazione “Amici di Villa Leopardi”, organizza una Festa Interculturale presso l’omonimo parco pubblico. Una mattinata di socializzazione ed amicizia, che vede la partecipazione dei cittadini del territorio e dei richiedenti e titolari di protezione internazionale ospitati presso le strutture di accoglienza diffusa gestite dalla Caritas di Roma.

La Festa è espressione della relazione virtuosa che è andata costruendosi tra i migranti/rifugiati ed il territorio grazie a due anni di attività di volontariato nella cura del verde pubblico, svolta dagli ospiti stranieri delle parrocchie e degli istituti religiosi di Roma insieme ai cittadini italiani.

Oltre ad avere l’opportunità di impiegare alcune ore del proprio tempo libero, i richiedenti e titolari di protezione internazionale hanno potuto e possono sperimentare in questo modo uno scambio virtuoso tra l’ospitalità ricevuta e l’offerta del proprio aiuto, divenendo soggetti attivi e riuscendo a mettere in risalto le risorse personali e le capacità spendibili in favore della collettività. Nel sostenere e partecipare a diverse iniziative per il decoro urbano, la Caritas di Roma dal 2016 ha collaborato con diverse associazioni del territorio come RetakeRoma o Legambiente, stringendo un legame particolare con l’Associazione “Amici di Villa Leopardi”’ la quale promuove ogni sabato mattina insieme ad una decina di migranti ospiti delle strutture diffuse della Caritas la pulizia del parco Villa Leopardi nel II Municipio.

La Festa interculturale sarà dunque un’ulteriore occasione per avvicinare la popolazione del territorio ai rifugiati e per consolidare ulteriormente un’esperienza che a distanza di due anni e mezzo dall’avvio, può essere ormai considerata una buona prassi. La pratica dell’accoglienza in alloggi di piccole dimensioni diffusi sul territorio permette infatti a tutte le persone coinvolte di entrare realmente in contatto l’una con l’altro e di conoscersi. Il rifugiato smette così presto di essere “straniero” e “ospite” e viene invece riscoperto come persona con proprie caratteristiche individuali, bisogni, aspirazioni e obiettivi. Un’intera comunità che abbraccia il nuovo arrivato, che collettivamente si prende carico dei suoi bisogni e che riceve in cambio la partecipazione attiva da parte della persona accolta crea i presupposti per l’inclusione socio-lavorativa e abitativa successiva.

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