La Caritas chiede un tavolo istituzionale di confronto e di conciliazione presso la Prefettura
Scade dil 7 gennaio la breve sospensione (appena una settimana) dell’esecuzione degli sfratti disposta dal Prefetto di Roma su richiesta dell’Amministrazione di Roma Capitale. La grave ripresa della pandemia di questi giorni e gli oltre 4 mila sfratti in via esecutiva nella sola città di Roma, sollecitano misure all’altezza della gravità della situazione nel contesto di un problema molto più vasto e complesso, quello dell’abitare, con legittime aspettative che provengono da più ambiti e disattese da troppi anni.
Una situazione che rischia di penalizzare soprattutto le persone e le famiglie più fragili, già duramente colpite dalla crisi economico-sociale causata dalla pandemia. Per questo la Caritas di Roma – con una lettera inviata al prefetto Matteo Piantedosi – rinnova la richiesta di una moratoria di sei mesi all’esecuzione degli sfratti e chiede l’istituzione di un Tavolo di confronto e conciliazione presso la Prefettura di Roma, perché il dialogo e la conciliazione tra esigenze legittime va nella direzione del bene comune, in una stagione di così dura e lunga prova.
È infatti quantomai necessario un confronto con tutti gli attori coinvolti – Comune di Roma, Regione Lazio, Forze di Polizia, ex Ipab, Inps, Piccoli proprietari, Sindacati inquilini, Terzo settore – che, seppur con responsabilità e ambiti diversi, possono contribuire a entrare nel merito dell’emergenza abitativa e concordare apposite misure.
La Caritas i di Roma, intende contribuire, nel rispetto dei diversi punti di vista coinvolti, con sei proposte per affrontare l’emergenza:
- Un piano straordinario da attuare rapidamente per sbloccare prima possibile i bonus affitti, finanziati da tempo e già a disposizione di Roma Capitale, in modo da consentire agli inquilini con morosità di saldare almeno una parte del debito ai proprietari e per accedere all’ultimo finanziamento regionale di 12 milioni di euro che ha funzioni anche preventive.
- Velocizzare al massimo l’assegnazione delle case popolari pubbliche. Nella Capitale, a fronte di un patrimonio pubblico di 46.000 alloggi di proprietà regionale e di 28.000 di proprietà comunale, ogni anno si liberano tra i 600 e i 700 appartamenti che, se assegnati rapidamente, consentirebbero a molte famiglie di uscire dall’emergenza.
- Sollecitare il Governo a un provvedimento per sospendere all’apertura della procedura di sfratto per morosità, il pagamento della cedolare secca (Irpef del 10%) e dell’IMU, ai proprietari di appartamenti che non incassano il regolare pagamento del rispettivo canone di locazione e non aspettare i relativi conguagli con l’Agenzia delle Entrate.
- Rivedere le procedure per l’utilizzo delle Forze di Polizia nell’esecuzione degli sfratti, prevedendo preventivamente il parere degli assistenti sociali dei servizi di Roma Capitale, per far emergere le situazioni delle singole famiglie interessate al provvedimento di sfratto per una morosità dovuta a lutto, grave malattia o disabilità, con conseguente riduzione del reddito. Questo permetterebbe almeno di graduare nel tempo l’esecuzione degli stessi sfratti.
- Riservare, con procedure d’urgenza, una quota degli alloggi pubblici disponibili da assegnare all’emergenza, per gli sfrattati delle fasce di popolazione particolarmente fragili (donne sole con bambini, famiglie numerose, famiglie prive di reddito, famiglie con persone gravemente malate o disabili), prevedendo il passaggio da casa a casa.
- Promuovere accordi volontari di locazione di durata biennale, con garanzia di rilascio alla scadenza degli appartamenti, sottoscritta di fronte a enti pubblici o fondazioni private e di rilevanza sociale.