Visita in Via di Salone

Il Cardinale Vallini visita il campo rom di Via di Salone. Agli abitanti dice: “Roma vi vuole bene”
Il Vicario ha visitato il più grande insediamento rom della Capitale accompagnato dal direttore della Caritas
Dovanka, la nonna serba che ci tiene a dire di avere “ben tre nuore romene”. Murat, 84 anni, e sua moglie Hairia, di 82, che hanno otto figli e tanti discendenti da non riuscire a contarli. Hazovic, montenegrino, che raccoglie il ferro per mantenere i quattro figli «che vanno tutti a scuola». Sono alcuni dei volti e delle storie di «persone buone», come il cardinale vicario Agostino Vallini ha definito gli abitanti del campo rom di via di Salone durante la visita compiuta nell’insediamento lo scorso 26 febbraio.

Accompagnato dal direttore della Caritas diocesana, monsignor Enrico Feroci, e da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, il vicario del Santo Padre ha incontrato molte famiglie del campo, entrando nelle roulotte e nei container. Per ognuno ha avuto parole di incoraggiamento, preghiere, e ricordi «di quando, nel dopoguerra, anche io con la mia famiglia vivevamo in una piccola stanza con un armadio, un tavolo, il letto e tre sedie per quattro persone».
Il campo di via di Salone è attualmente il più grande della Capitale, un insediamento storico sorto negli anni Ottanta che si è ingigantito accogliendo nel corso del tempo le persone sgomberate dagli altri campi, fino ad arrivare agli oltre mille residenti attuali. Disposti in zone diverse, non senza difficoltà di convivenza, sono presenti rom montenegrini, macedoni, bosniaci, kosovari, serbi e romeni.Il cardinale Vallini li ha voluti salutare tutti, andando simbolicamente in una famiglia di ogni nazionalità. Dopo la visita, presso quella che è la scuola dell’infanzia del campo ma che funge, all’occorrenza, da centro di comunità, il vicario ha incontrato i rappresentanti degli altri campi rom della Capitale.
Da loro ha ascoltato testimonianze forti, racconti di un quotidiano fatto di difficoltà e delusioni, ma anche voglia di riscatto e di speranza. Sono emersi temi comuni: avere una casa «riscaldata e con abbastanza spazio dove i bambini possano giocare», non vivere lontani dai centri abitati, poter mandare i figli a scuola senza che questi si sentano diversi.

A loro il cardinale Vallini ha spiegato il significato della sua visita come il desiderio «di farvi sentire voluti bene». Ricordando l’impegno delle istituzioni, il vicario ha sottolineato che «viviamo in un epoca della storia molto complicata», dove le difficoltà dei rom «si sommano a quelle di tanti altri cittadini e per questo dobbiamo aiutarci gli uni gli altri». «Mi piacerebbe – ha detto il cardinale – che voi sentiste che non siete emarginati, che non siete un peso, che non siete lontani, che non siete diversi. Siamo tutti uguali e tutti chiamati a fare un passo avanti per aiutare chi sta peggio di noi. Per questo aiutateci a volervi bene rispettando le leggi ed avendo cura degli insediamenti in cui vivete».A chi invocava un aiuto, il vicario ha assicurato che «sentiamo i vostri problemi come nostri e vorremmo aiutarvi a risolverli subito». Aggiungendo poi che «subito non ci riusciremo, per questo dobbiamo affrontare prima le emergenze e guardare oltre». Infine il saluto con «in cuore tanta sofferenza» e la promessa che «per quello che ci sarà possibile, cercheremo di sostenere le iniziative di buona volontà».
Impagliazzo ha definito la visita «straordinaria e bella». È la prima volta infatti che un cardinale vicario di Roma si reca in un campo rom. «Un incontro semplice, ma che è servito a far raccontare ai rom qualcosa della loro vita. Un’occasione di conforto anche per i tanti operatori e volontari». Dello stesso avviso monsignor Feroci, che ha sottolineato l’invito del cardinale alla comunità «a condividere le sofferenze della popolazione rom per contribuire, secondo le responsabilità che a ognuno competono, alla ricerca delle soluzioni ai numerosi problemi»