«Le parrocchie siano come la locanda del Samaritano»

Il cardinale De Donatis all’incontro sulla memoria nel 40° anniversario della Caritas di Roma

2 luglio 1971. Per volere di Paolo VI, la Conferenza episcopale italiana istituisce la Caritas Italiana e ne affida la responsabilità a monsignor Giovanni Nervo. Otto anni dopo, il 10 ottobre 1979, il cardinale vicario Ugo Poletti costituisce la Caritas diocesana di Roma e ne affida la direzione a don Luigi Di Liegro, figlio di migranti, che aprì mense e centri di ascolto in pieno centro a Roma (via Marsala, Colle Oppio, Villa Glori ai Parioli e via delle Zoccolette). Ai protagonisti della carità integrale, vicini ai poveri che la società emargina, è stato dedicato il convegno “Fate questo in memoria di me. Quarant’anni di testimonianza della carità nella Chiesa di Roma” svoltosi ieri sera, mercoledì 19 febbraio, nella sala conferenze della Cittadella della carità “Santa Giacinta”.

Dopo la Messa di ringraziamento nella basilica di San Giovanni in Laterano il 10 ottobre scorso, giorno del 40°, e la visita di Papa Francesco alla Cittadella venerdì 29 novembre, il convegno è stato l’occasione per la famiglia dell’organismo pastorale per fermarsi e fare memoria di 40 anni accanto alle migliaia di invisibili della società contemporanea. Una serata per «rileggere i segni dei tempi attraverso il proprio vissuto quotidiano e per vivere con nuovo slancio il servizio al prossimo», ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis in apertura dei lavori. Scopo dell’incontro non è stato quello di limitarsi «a incorniciare il passato – ha proseguito il porporato – ma ripercorrere con il cuore alcuni filoni di vita cristiana e di carità, recuperare la radice e la motivazione profonda della sua costituzione da parte di san Paolo VI», il quale nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II volle un organismo con funzione pedagogica, volto a far crescere il senso cristiano di solidarietà. Un organismo, la Caritas, dove gli scartati della società ritrovano la dignità, vengono chiamati per nome, accolti con un sorriso e un abbraccio da qualcuno sempre pronto ad ascoltarli.

«La celebrazione dell’Eucaristia è completa quando la comunità stessa diventa pane per i poveri – le parole di De Donatis -, quando traduce in modo fattivo il “Fate questo in memoria di me”. Era necessario che tutta la Chiesa camminasse verso un atteggiamento di presa in carico di situazioni di povertà e di giustizia, non bastava “fare” era necessario tradurre l’impegno in educazione». L’auspicio del vicario è che le parrocchie siano sempre più «locanda del samaritano per i feriti e gli scartati della città», avendo monsignor Luigi di Liegro quale «modello sempre attuale di prete e pastore per le comunità cristiane di Roma». Ha infine confessato di aver sentito particolarmente vicini durante la serata i protagonisti dell’incontro: don Luigi di Liegro, Paolo VI e il cardinale Poletti. Al collo, infatti, De Donatis portava un crocifisso ricevuto in dono che è stato indossato a lungo da Papa Montini e al dito l’anello che fu del cardinale vicario.

Moderato da Toni Mira, giornalista di Avvenire, il convegno ha ricordato i passi computi dall’ente diocesano alla guida del quale, dopo don Luigi, si sono succeduti monsignor Guerino Di Tora, monsignor Enrico Feroci e l’attuale direttore don Benoni Ambarus. In 40 anni il Vangelo si è incarnato dando vita a 52 opere segno. Anzi, 53, ha chiarito don Benoni includendo quello che lui definisce «l’ostello dislocato», facendo riferimento alle 23 parrocchie che da due anni hanno messo a disposizione i propri locali per ospitare senza fissa dimora durante le fredde notti invernali. «I poveri hanno fatto risvegliare freschezza e dinamicità», ha aggiunto annunciando che a san Gregorio Magno il nuovo parroco don Stefano Meloni inaugurerà a breve un centro di ascolto in un insediamento rom. «Le palestre di solidarietà lentamente contaminano positivamente le comunità cristiane – ha proseguito don Ambarus -. Ci fanno toccare con mano che i poveri ci danno dimensioni più vive e più vere. Viviamo tempi profetici: i poveri bussano tanto e ci stanno rompendo le porte. Sono loro che ci ricordano e ci annunciano il Vangelo».

Citate, nell’incontro, le attività che si svolgono nelle mense di via Marsala, di Colle Oppio, di Ostia, della Cittadella a Ponte Casilino, nelle quali vengono distribuiti circa 385mila pasti all’anno. E ancora, i servizi nei 157 centri d’ascolto parrocchiali e nei tre diocesani, le 13mila prestazioni sanitarie offerte, l’assistenza a 15mila detenuti e le 52mila visite domiciliari a malati e anziani.  Non solo. Capace di ascoltare il grido che di volta in volta si levava in città, nel 1988 don Luigi inaugurò anche il centro di accoglienza e cura per malati di Aids di Villa Glori, scontrandosi con la diffidenza e la paura dei residenti.

Per celebrare il quarantennale dell’organismo pastorale diocesano la giornalista Isabella Di Chio del Tgr Lazio Rai, per anni volontaria Caritas, ha realizzato un documentario di 15 minuti sulla storia della Caritas di Roma intitolato “Fare questo in memoria di me”. Proiettato in anteprima durante il convegno, racchiude interviste ai volontari e agli ospiti e anche uno stralcio di una vecchia intervista a don Di Liegro. Lo speciale, suddiviso in “pillole” sarà trasmesso la settimana precedente alla Settimana Santa come ha annunciato Carlo Fontana, capo redattore del Tgr Lazio.

Lo storico Alberto Melloni ha tenuto una lectio magistralis durante la quale ha rimarcato che il Concilio Vaticano II «ha prodotto il passaggio dall’idea di povertà come occasione per il ricco di manifestare la sua benevolenza a una concezione teologica del povero che è Cristo stesso. Il rischio della Chiesa è la politicizzazione dei poveri ma deve lasciarsi toccare e guarire dal contatto con il povero che evangelizza. La povertà costituisce una dimensione messianica e in tal senso la Caritas è diventata segno teologico». Don Enrico Feroci, per nove anni alla guida della Caritas diocesana, dal 2009 al 2018, ha evidenziato che senza la collaborazione delle parrocchie «la Caritas non esisterebbe». Citando l’aforisma secondo il quale “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce” ha osservato che a Roma «ci sono migliaia di alberi che crescono nel volontariato grazie all’immenso lavoro di sensibilizzazione che è stato fatto nelle parrocchie da don Luigi. La Caritas è il frutto di coloro che si mettono in moto al servizio degli altri». Daniela De Robert nel 1994 ha fondato la onlus Vic – Volontari in carcere, espressione della Caritas di Roma, il cui impegno si tramuta in «incontro, ascolto e accompagnamento di chi vuole, chiede e accetta la spalla dei volontari» e se questi ultimi non vengono cambiati dalla vita in carcere «vuol dire che non c’è una vera relazione con il detenuto». Scopo dell’associazione è anche quello sensibilizzare l’opinione pubblica ad accogliere e aiutare i detenuti a reinserirsi nella società una volta scontata la pena.

Roberta Pumpo
(Romasette.it)