Etiopia: nel Tigray crisi umanitaria sempre più grave

A local woman waters her donkeys at a water point built by CRS in the Shinele Zone of eastern Ethiopia. The site was completed in 2008 as part of the OCHA-funded Humanitarian Relief Fund, and now serves as the only water point for 19 miles around, drawing pastoralists from neighboring districts also hard hit by drought. Photo by David Snyder for Catholic Relief Services
Un dossier di Caritas Italiana a sei mesi dall’inizio del conflitto. Il sostegno alla Chiesa locale

Sono trascorsi sei mesi dall’inizio del conflitto nel Tigray, la regione più a nord dell’Etiopia al confine con Eritrea e Sudan,  tra forze federali e quelle regionali con il coinvolgimento ormai acclarato anche di forze eritree. Nonostante l’intensità del conflitto si sia ridotta, permane un clima di tensione e insicurezza con scontri localizzati in alcune aree. Sempre più grave invece la crisi umanitaria provocata dal conflitto,  dalla pregresse condizioni di vulnerabilità della popolazione e dall’accesso agli aiuti ancora limitato in molte aree.

Secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, le persone che necessitano di assistenza umanitaria sono salite a 5,2 milioni, gli sfollati a 2 milioni ed i profughi fuggiti in Sudan a oltre 63.000. Secondo, recenti rapporti del Ministero dell’Istruzione, almeno il 25% delle scuole in Tigray è stato danneggiato, con la distruzione parziale o completa di aule, uffici, sistemi idrici e servizi igienici. Negli ospedali mancano medicine e personale sanitario, frequenti i saccheggi e ormai esigui i servizi di base garantiti. Si stima che circa la metà degli ospedali e dei centri sanitari nella regione non siano funzionanti.
 
La guerra colpisce un’area già tra le più povere dell’Etiopia con un alto tasso di malnutrizione e carenza di servizi essenziali. Inoltre la guerra è scoppiata in un momento in cui l’intero paese è alle prese da mesi con altre crisi, quali le invasioni di locuste, la  pandemia di covid-19, l’insicurezza alimentare in molte aree.
 
Grazie alla solidarietà espressa da singoli e comunità e ad un contributo dai fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, Caritas Italiana – che dall’inizio è stata accanto a Caritas Etiopia lanciando anche un preoccupato allarme a cento giorni dall’inizio del conflitto – prosegue il sostegno agli interventi in atto . In particolare sino ad oggi si sono raggiunti i seguenti risultati a beneficio delle persone sfollate o comunque bisognose di assistenza umanitaria: 
• Cibo e nutrizione: 8.800 bambini hanno ricevuto integratori alimentari e oltre 20.000 famiglie e 3.600 persone singole  aiuti alimentari 
• Acqua: in Adigrat sono state distribuite 10 cisterne per la raccolta dell’acqua e sono stati riparati 65 sistemi idrici
• Beni di prima necessità non alimentari: oltre 10.000 famiglie sono state assistite con coperte, materassi e tappeti, lenzuola, kit per le donne, igienizzanti, piatti, tazze 
• Voucher per l’acquisto di cibo, beni di prima necessità, acqua: distribuiti a oltre 6000 famiglie 
• Attrezzi agricoli e sementi: distribuiti a 4.800 famiglie
 
Il perdurare della crisi e le condizioni di vulnerabilità della popolazione richiedono la prosecuzione di questi interventi nel medio termine, per questo Caritas Italiana invita a continuare ad esprimere vicinanza e solidarietà concreta alla popolazione e si unisce ai numerosi e reiterati appelli affinché cessino le violenze, siano tutelati i civili, sia garantito l’accesso agli aiuti.