Editoriale Rom

Vedere i più poveri per accompagnarli
tratto da Romasette del 13 febbario 2010

L’opera di animazione pastorale e di testimonianza della carità della Chiesa di Roma ha da tempo, come uno degli elementi caratterizzanti, il sostegno ai cittadini stranieri che vengono nelle nostre comunità a chiedere un aiuto. Nel nostro agire, per favorire l’incontro ed il dialogo tra culture, nonché per affermare la giustizia e stare al fianco dei più deboli, più volte abbiamo dovuto confrontarci con un “sentire comune” preoccupato e allarmato.
Una situazione che, purtroppo, a seguito del tragico rogo in cui hanno perso la vita quattro bambini rom domenica scorsa, l’ultimo di una serie di avvenimenti che scuotono le nostre coscienze, rischia di divenire ancora più complessa. In questi casi, sia per le autorità chiamate a decidere, che per noi popolo di Dio esortato a testimoniare, la difficoltà è quella di non saper affrontare la vicenda con la giusta moderazione. Le parole pronunciate dal Cardinale Vicario Agostino Vallini durante la veglia di preghiera per Sebastian, Patrizia, Fernando e Raul ci sono di aiuto e ci invitano a “un grave esame di coscienza, ciascuno per la sua parte di responsabilità”.

Sarebbe facile e ingiusto identificare la soluzione di questi problemi soltanto come una “emergenza” legata alla “sicurezza”, una definizione che racchiude in sé le paure per il fenomeno migratorio, associandole a episodi di criminalità, ai problemi della giustizia che segnano il paese, a manifestazioni di malcostume e degrado, allo stato di abbandono dei bambini. Senza però riflettere sulle cause di questi problemi, le ingiustizie che ne sono alla base, i tanti anni di politiche di emarginazione, l’incapacità con cui noi – comunità cristiana – abbiamo assistito spesso inermi. Trovare il giusto equilibrio tra integrazione e sicurezza, tra legalità ed accoglienza, questi sono gli intenti che ci accomunano alla ricerca delle soluzioni a tali problemi. Passare all’attuazione richiede precise scelte di politica sociale, in alcuni contesti anche impopolari. Le misure “urgenti” annunciate in questi giorni sono solo una parte della soluzione. Gli insediamenti abusivi sono illegali, pericolosi e, soprattutto, non rispettosi della dignità degli uomini, delle donne e dei bambini che li abitano e della città che li accoglie. Togliere gli insediamenti è quindi necessario. Ma questi sono interventi di emergenza che, lasciati a se stessi, sarebbero senza prospettive e forse ancor più dannosi per i rom e per la Città. Per questo occorre un progetto più ampio che coinvolga le politiche del welfare e che riguardi gli alloggi, l’istruzione, l’assistenza socio-sanitaria, il mercato del lavoro.
Su questo – insieme ad altre realtà del mondo cattolico – stiamo da tempo dialogando con le istituzioni. Ma ciò non basta. Come comunità ecclesiale – parrocchie, istituti, movimenti, associazioni e gruppi – siamo chiamati a dare risposte alle numerose istanze di aiuto e sostegno che ci arrivano e, cosa di enorme responsabilità, a rappresentare un riferimento per il resto della comunità. Oltre all’attività che normalmente svolgiamo occorre ora una particolare vicinanza che sia segno di condivisione e di solidarietà. Nella carità diventa importante allora il discernimento: saper vedere i più poveri, gli emarginati, per accompagnarli.
Il Cardinale Vallini ci esorta a tal proposito: “non possiamo non amare e non metterci dalla parte dei poveri, degli ultimi, degli emarginati: essi sono una ‘presenza reale’ di Gesù Cristo”. Per questo, nella riflessione che ci accomunerà nelle prossime settimane – nelle omelie, nei gruppi, nella catechesi – sarà di prezioso aiuto proprio il testo che il nostro cardinale Vicario ha pronunciato per ricordare Sebastian, Patrizia, Fernando e Raul.

Mons. Enrico Feroci
Direttore della Caritas diocesana di Roma

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