Le parole del cardinale Vallini alla “Preghiera per Roma” a Maria “Salus Populi Romani”
Una preghiera a Maria “Salus Populi Romani”, perché «rinnovi i vincoli di solidarietà e concordia che hanno reso Roma un faro per l’umanità e liberi la nostra città e i suoi cittadini dalle malattie spirituali insidiose che uccidono i cuori e la relazioni umane di una vita cittadina pacifica e serena».
E la malattia di oggi non è più la peste dei secoli passati, ma è la corruzione «che ci fa vedere la realtà in modo sfuocato, con i mezzi che sono diventati i fini, lo strumento diventato il tutto».
Realtà alla quale il vicario della diocesi di Roma, il cardinale Agostino Vallini, fa riferimento più volte nella liturgia della Parola con l’omaggio alla venerata icona mariana custodita nella basilica di Santa Maria Maggiore.
Davanti agli oltre 400 fedeli accorsi all’iniziativa, più di 100 erano gli ospiti dei centri di accoglienza della Caritas di Roma – promossa dal vicariato per il Natale e per reagire allo sconcerto seguito all’inchiesta ‘mondo di mezzo’ – ai vescovi ausiliari e al cardinale arciprete della basilica, Santos Abril y Castello, il porporato ha espresso il turbamento dei romani di fronte a «fatti sconvolgenti ». Come mai, si è chiesto, «il clima sociale si è così degradato, anzi avvelenato, tanto da generare scoraggiamento? ». «Come mai – ha incalzato – è cresciuta una visione della vita che contrasta con i valori fondanti della società civile: l’accoglienza, il rispetto, la giustizia, la legalità, la solidarietà?».
Nel corso della liturgia sono stati letti anche due passi di discorsi del Papa. Uno dei quali dall’omelia di fine anno scorso, in cui il vescovo di Roma esortava i romani alla corresponsabilità nelle vicende della città. Un discorso «quasi anticipatore», lo definisce il cardinale vicario. Che sin dall’inizio della liturgia fa capire che il momento invita a una doppia riflessione. Sullo smarrimento e sull’amarezza per quanto successo a scapito soprattutto dei più poveri, colpiti dalla crisi. Ma anche sul nuovo slancio missionario che occorre per essere voce di dialogo e riconciliazione.
«Non scoraggiamoci – ha detto il vicario del Santo Padre – se ci convertiremo, il Signore ci salverà. È proprio il cammino di Maria che dopo il turbamento dell’annuncio, obbedisce a Dio. Ecco dunque l’invito alla comunità cristiana alla missione, al centro e nelle periferie. A non vivere una vita cristiana «anemica». Al dialogo: «Non rassegniamoci al male, possiamo fare molto. Se non possiamo fare cose straordinarie, possiamo pregare e parlare. I cristiani a Roma sono forse stati troppo zitti. Dobbiamo dire la nostra con umiltà», esorta Vallini.
Prendendo le parole del profeta Isaia il cardinale Vallini ha sollecitato «irrobustitevi, confortatevi, non temete. Dio opera la giustizia e da Lui riceveremo la salvezza». Il porporato ha concluso la sua omelia rivolgendosi alla comunità cristiana «siamo troppo silenziosi, dobbiamo parlare e dire la Parola che il Signore metterà sulle nostre labbra». L’invito a «tessere relazioni, prendere l’iniziativa del dialogo, sentire la responsabilità della nostra città».