«Azzardo, un’emergenza che ci interpella»

Iniziato il percorso di formazione per oltre cento docenti e operatori sociali

AuhQBB27xCEPwNDrNLv3oVp3Jt9GEEXwTTv5pceE-5oo“Gioco d’azzardo e società. Com’è cominciata e quali prospettive per il futuro” è l’incontro di formazione con il sociologo Maurizio Fiasco che venerdì 26 febbraio ha aperto il ciclo di quattro conferenza promosse dalla Caritas di Roma nell’ambito del percorso “I rischi del gioco d’azzardo”.

L’iniziativa – realizzata con un finanziamento CEI 8 per mille –  ha come obiettivo la conoscenza dei termini della questione per fornire strumenti utili a riconoscere e comunicare ad altri l’ingannevolezza e le contraddizioni su cui si regge il sistema gioco d’azzardo. Circa cento tra operatori sociali, psicologi delle strutture pubbliche e private, educatori, insegnanti, studenti universitari e persone interessate al fenomeno si confronteranno per quattro incontri mensili con alcuni dei maggiori esperti sulle problematiche legate al gioco d’azzardo a livello sociologico, comunicativo, clinico e pedagogico.

«Più di millecinquecento euro all’anno. È la cifra che ogni romano – anche i neonati e gli infermi – spende per il gioco d’azzardo, tanto quanto i consumi alimentari e più del riscaldamento domestico e alle cure mediche e dentali. Sembrerà strano, ma non è un’emergenza» ha dichiarato monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, presentando l’iniziativa e introducendo i lavori.

«Non lo è – ha poi spiegato – perché pochi percepiscono le storie di dolore e di sofferenza che ne conseguono: famiglie divise, povertà, indebitamenti, sfruttamento, malattia. Non lo è perché le potenti multinazionali concessionarie delle licenze hanno fatto del “gioco” un prodotto “rispettabile”, che finanzia la cultura e lo sport, che fa divertire e che promette un futuro migliore. Soprattutto, ne hanno fatto la maggiore entrata pubblicitaria di televisioni e giornali, influenzando di fatto le scelte editoriali e i grandi eventi sportivi. Non lo è perché è considerata – a torto – una posta importante del bilancio dello Stato, inserita nei documenti programmatici che presentiamo all’Unione Europea con previsioni “in aumento”, quindi una risorsa che sostiene le finanze e lo stato sociale. E invece, nel chiuso delle sagrestie e dei confessionali, tanti parroci ascoltano i patimenti e i pentimenti, le richieste di aiuto, la disperazione, la sensazione di impotenza. I centri di ascolto della Caritas incontrano famiglie finite sulla strada, sovraindebitate, pur avendo a disposizione redditi e lavori dignitosi.
Sono persone che frequentano le nostre comunità, che accompagnano i bambini al catechismo, e che trovano le loro vite sconvolte scoprendo la malattia, “ludopatia”, del coniuge o del figlio. A chiamarli spesso è la banca, oppure qualche finanziaria, quando è ormai troppo tardi. Per questo per noi è un’emergenza e la Chiesa si è messa in gioco da tempo. Il corso che andiamo ad iniziare è un modo per aprire gli occhi su ciò che accade intorno a noi, per essere protagonisti  della vita sociale delle nostre comunità» ha concluso il direttore della Caritas.

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