Il secondo incontro di formazione promosso dalla Caritas di Roma per gli operatori socio-pastorali
Il 13 febbraio si è svolta la seconda giornata del corso di formazione “Lavorare con i rom: la conoscenza, il metodo, la rete”. L’incontro aveva questa volta come tema centrale la metodologia di azione e le buone prassi. Protagonisti sono stati, infatti, le esperienze e i progetti di inclusione sociale, rivolti a persone in condizioni di disagio, sia rom che appartenenti ad altri gruppi.
La prima esperienza a essere stata raccontata, da Sabrina Ignazi e Matilde Bornati, è quella della piccola sartoria e stireria di Milano, promossa dalla Caritas Ambrosiana. Tanto piccola è la sartoria, quanto grande e impegnativo il progetto Taivè che l’ha fondata nel 2009, promuovendo l’avviamento al lavoro di molte donne rom, e non solo, le quali, all’interno di questo spazio fisico e sociale, imparano sì un mestiere, ma soprattutto apprendono le principali regole del lavoro, sperimentandosi in un contesto protetto, ma al di fuori dalla propria dimensione familiare (per ulteriori info). Punti di forza del progetto sono pertanto la temporanea presa in carico economica e relazionale da parte dell’équipe di educatrici e volontarie e l’emancipazione complessiva delle donne coinvolte.
Aspetti che ritroviamo anche nell’esperienza presentata nel corso dell’intervento successivo, quello di Alessia Damiani, assistente sociale coordinatrice del progetto RomAtelier, che la Caritas di Roma porta avanti dal 2012. Il RomAtelier nasce anch’esso come un laboratorio di sartoria, per poi diventare nel tempo un luogo in cui le donne rom che vi partecipano hanno l’opportunità di costruire e implementare in modo condiviso un percorso individualizzato, che permetta loro di rendersi spendibili sul mercato del lavoro. Il progetto affianca allo svolgimento di numerosi laboratori specifici – dall’orientamento ai servizi socio-sanitari alle tecniche di auto-consultazione per la ricerca attiva di lavoro -, attività esterne quali il perfezionamento della lingua italiana, ed eventualmente il conseguimento della terza media, e la frequenza dei Centri di Orientamento al Lavoro territoriali (C.O.L.), per la realizzazione di un bilancio di competenze e il successivo percorso di professionalizzazione nei campi desiderati, tramite formazione e tirocinio. La dott.ssa Damiani ha sottolineato come siano centrali per l’efficacia di questo tipo di interventi la relazione tra operatori e utenti e lo stimolo alla crescita personale e sociale di questi ultimi: lavoro sul senso di autoefficacia e sui sentimenti di autostima da una parte, e sviluppo delle competenze necessarie a vivere in contesti di esperienza comuni dall’altra. Un aspetto fondamentale rimane la gestione e il potenziamento della rete di servizi con cui ci si interfaccia: dai C.O.L. alle associazioni del privato sociale, dai Centri di Ascolto delle Parrocchie alle aziende presso cui svolgere un tirocinio, la rete è una delle risorse fondamentali su cui puntare nella realizzazione di un progetto individualizzato.
Ciro Attanasio, assistente sociale del Municipio XI, che è intervenuto come ultimo relatore della giornata, ha infine riportato l’attenzione sulla figura stessa dell’assistente sociale, sul suo ruolo professionale e su come sia importante, benché faticoso, ottimizzare le risorse economiche e umane esistenti per garantire la qualità del proprio lavoro. Come rappresentante delle istituzioni all’interno dello specifico contesto formativo, ha narrato la storia del Patto per l’Inclusione Sociale (PIS), progetto nato nel 2016 sulla base di un accordo tra il Servizio Sociale del Municipio XI e tre cooperative sociali per il re-inserimento nel mondo lavorativo di madri e padri di famiglia in difficoltà (rom e non), attraverso un’équipe multidisciplinare e una serie di attività interconnesse, quali sensibilizzazione alla cura di sé, sviluppo delle risorse personali, tutoraggio per l’autopromozione ed il mantenimento dei livelli di autostima, consulenza e orientamento alla gestione abitativa ed economica, ecc. Anche in questo caso risulta basilare la stretta collaborazione con i C.O.L. e la fitta rete istituzionale e associativa del territorio romano.
I progetti hanno suscitato curiosità e interesse fra i partecipanti, costituendo un ottimo spunto di riflessione metodologica e una preziosa occasione di confronto sulle criticità emerse dalle esperienze e sui punti di forza generali su cui è necessario insistere. Il prossimo e ultimo incontro si terrà il 13 marzo e prevede uno spazio dedicato ai lavori di gruppo per la definizione di punti fermi condivisi nelle strategie di inclusione socio-lavorativa dei rom.