In occasione del 20 Giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato, le testimonianze di due minori stranieri non accompagnati raccolte dagli operatori dei centri di pronta accoglienza della Caritas di Roma.
Ahmad e Samir, nomi di fantasia per proteggere la loro identità, sono due giovani provenienti dall’Africa Subsahariana che hanno recentemente trovato accoglienza in uno dei Centri di pronta accoglienza gestiti dalla Caritas di Roma. Il loro viaggio è iniziato oltre un anno e mezzo fa, un percorso lungo e segnato da esperienze traumatiche, soprattutto durante il loro soggiorno in Tunisia e la pericolosa traversata del mare per raggiungere l’Italia.
In Tunisia, hanno vissuto un’esperienza di prigionia, senza la possibilità di comunicare con le loro famiglie, costretti a condividere case sovraffollate e in pessime condizioni igieniche. Diversi video e foto documentano le violenze alle quali erano sottoposti, senza alcuna concreta motivazione. A volte avvenivano delle incursioni nell’abitazione con lanci di lacrimogeni, a cui seguivano bastonate molto violente su tutto il corpo. Vi è una foto in particolare in cui Samir ha il viso gonfio e sfigurato, con una ferita molto evidente sull’occhio destro. Questi episodi erano molto ricorrenti e i due ragazzi erano oggetto di continue aggressioni verbali e torture fisiche.
Ahmad aveva già sperimentato una situazione simile nel suo Paese d’origine, il Mali, a causa della guerra. Questo lo aveva spinto a cercare asilo in cerca di un futuro migliore e ritrovarsi nuovamente in una situazione così difficile lo aveva messo a dura prova, con la paura di non riuscire più a liberarsi da questa condizione.
In quei momenti, l’unica fonte di forza per i due ragazzi è stato il sostegno reciproco. Ahmad e Samir hanno compiuto diversi tentativi per scappare dalla Tunisia e potersi mettere in salvo. Durante il viaggio in barca hanno rischiato la vita e assistito alla morte di amici e di molte altre persone. La prima volta uno dei due è stato respinto e costretto a rientrare in Tunisia, riuscendo a raggiungere l’Italia solo al secondo tentativo.
Il loro viaggio è giunto a termine nel luglio dello scorso anno, quando sono arrivati a Lampedusa. Inizialmente, sono stati ospitati in un hotspot e successivamente, su disposizione della Prefettura, sono stati trasferiti a bordo di un pullman direttamente presso il servizio Caritas. Non era mai accaduto che arrivassero minori direttamente dalle zone di frontiera e questo fa immaginare i livelli di emergenzialità legati al cospicuo arrivo di migranti in Italia e alla saturazione dei posti disponibili in Sicilia e nelle aree circostanti.
Entrambi i ragazzi riportavano ancora dolori fisici e disagio, motivi per cui sono stati sottoposti a controlli medici per escludere fratture o lesioni. Soffrono di ricordi intrusivi e incubi ricorrenti e manifestano il desiderio di distrarsi il più possibile per evitare di ripensare alle loro esperienze.
Questa storia è una delle tante strazianti storie e riassume solo alcune delle difficoltà affrontate dai due giovani. È la storia di due persone che sono sopravvissute. Molte altre non ce l’hanno fatta. La triste storia di di Ahmad e Samir ci ricorda che nessuno abbandona la propria casa a cuor leggero, per affrontare un viaggio pericoloso e un futuro incerto. Per queste persone l’Europa, e l’Italia, sono la speranza. La Giornata Mondiale del Rifugiato ci ricorda che non dobbiamo deludere questa speranza e dobbiamo impegnarci per offrire loro sicurezza e conforto.