Misericordes sicut Pater. Sono un canto già in sé le parole di Gesù tratte dal Vangelo secondo Luca (Lc. 6,36: “Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro”), che sono diventate il motto del Giubileo della Misericordia e scandiscono il ritornello scelto per le celebrazioni liturgiche di questo tempo di grazia.
Se si medita su quelle che il Catechismo definisce “le azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali” (CCC., III, 2447), una in modo particolare sembra interrogarci su cosa significhi essere misericordiosi come il Padre.
È la terza tra le opere di misericordia spirituale: “Ammonire i peccatori”.
È un richiamo che potrebbe suonare distante, di difficile comprensione anche all’orecchio di chi crede e professa la fede in Cristo.
“Come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave?” (Mt. 7,4), sono parole del Vangelo che tornano alla mente in proposito e sembrano indicare un’altra disposizione dell’animo. Se però la nostra riflessione si arrendesse qui, perderemmo di vista la profonda attualità di questa opera di misericordia, suggerita dall’importanza che ricopre nella vita comunitaria degli ordini religiosi, attraverso la pratica della “correzione fraterna”.
Benedetto XVI ha dedicato la lettera pastorale per la Quaresima 2012 a questo tema, osservando come in un mondo impregnato di individualismo, dietro l’alibi del rispetto della sfera privata altrui, si nasconda in realtà il disinteresse e l’indifferenza.
Eppure, con le sue parole, “la nostra esistenza è correlata con quella degli altri, sia nel bene che nel male; sia il peccato, sia le opere di amore hanno anche una dimensione sociale”.
Non a caso, nel Vangelo, quando Cristo comanda ai discepoli di riprendere il fratello che sta commettendo peccato (Mt. 18,15), ricorre lo stesso verbo greco che altrove si riferisce alla missione profetica dei cristiani di denuncia contro il male.
In questo senso, “Ammonire i peccatori” è anzitutto un richiamo ad adoperarsi perché non si perda nella coscienza comune il senso di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato.
Come?
Nella pratica della correzione fraterna, la chiave di volta sta nel prestare attenzione.
“Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?”: il termine italiano accorgersi rimanda al greco fare attenzione, guardare oltre l’immediata apparenza. Allora forse è proprio nel prestare attenzione a quanto ci circonda, nel coltivare uno “sguardo di fraternità” che possiamo disporci al crocevia della misericordia di Dio, verso di noi e verso gli altri, ed esserne al servizio.
I Vangeli testimoniano che Gesù ammonisce soprattutto coloro che si credono a posto, proprio perché non sanno vedere il loro peccato; coloro che a loro volta ammoniscono, giudicano con rigore e intransigenza, certificano con le loro sentenze il peccato altrui, senza però sapere e volere aiutare gli altri a cambiare.
La funzione pedagogica che papa Paolo VI indicò come missione prevalente della Caritas passa anche da qui e per Caritas Roma si esprime anche in riferimento a un tema particolare: il gioco d’azzardo. All’ombra della pubblicizzazione martellante di lotterie, scommesse, ‘gratta e vinci’; all’ombra della proliferazione di sale slot, sale bingo, agenzie per scommesse sportive; all’ombra dell’illusione di risolvere i problemi con il denaro procurato da un colpo di “fortuna”, ci sono persone, sempre più numerose, che perdono tutto: interi patrimoni, la famiglia, gli affetti, il lavoro, il controllo su sé stesse.
E questo avviene nell’inconsapevolezza di tutti noi che, incoraggiati dalla pubblicità e rassicurati dalla legalità di questo consumo, non prestiamo sufficiente attenzione all’individualismo e allo svilimento della speranza di cui questa pratica si alimenta, e alle conseguenze anche collettive che comporta non solo quando diventa dipendenza.
In occasione di una giornata di preghiera e studio su questi temi promossa dalla Consulta Nazionale Antiusura, Papa Francesco ha trasmesso un messaggio con un chiaro appello in proposito: “si lotti con tutte le forze per sconfiggere le diffuse piaghe sociali dell’usura e dell’azzardo, che generano continui fallimenti non solo economici ma anche familiari ed esistenziali”.
Questo non può che rafforzare l’impegno di Caritas Roma nel richiamare l’attenzione sulla vera e propria forma di sciacallaggio che è il gioco d’azzardo, e nel gridare l’urgenza di un risveglio dall’indifferenza e di un’assunzione di responsabilità contro questo fenomeno, per opporre all’ingannevolezza che propaga, la speranza e la prospettiva di un futuro orientato al bene comune.
Area Accoglienza della Caritas di Roma