Il terzo incontro del corso “Lavorare con i rom: la conoscenza, il metodo, la rete”
L’ultima giornata del corso “Lavorare con i rom: la conoscenza il metodo, la rete”, che si è tenuta lunedì 13 marzo, è stata anche la più impegnativa e intensa di tutto il percorso formativo. Dedicata al lavoro di rete, si è contraddistinta per la varietà degli interventi e per una parte pratica realizzata attraverso i lavori di gruppo.
L’intervento introduttivo della professoressa Lorenzetti ha permesso di mettere a fuoco le caratteristiche principali delle reti e i vantaggi che il lavoro di rete comporta nelle professioni di aiuto, individuando poi nell’antirazzismo, nell’empowerment per i diritti e nella costruzione di una fiducia sociale i paradigmi della rete efficace.
Successivamente la parola è passata alle operatrici dei Centri di Orientamento al Lavoro (C.O.L.) che, dopo aver spiegato brevemente quali sono le prestazioni offerte dai C.O.L., hanno raccontato la loro esperienza all’interno del progetto di inclusione socio-lavorativa di donne rom, RomAtelier, promosso dalla Caritas di Roma, insistendo sugli aspetti metodologici più rilevanti e su come, fra questi, il lavoro di rete ha permesso di integrare le risorse a disposizione del servizio con quelle più specifiche del progetto.
A questo punto sono intervenute le protagoniste del progetto RomAtelier, le quali si sono raccontate tramite un video, prodotto appositamente per l’occasione, che narra il progetto dal loro punto di vista e che ha permesso loro di presentarsi evitando l’imbarazzo di parlare a lungo in pubblico. Imbarazzo brillantemente superato, poiché dopo la proiezione ognuna ha raccontato a voce un pezzetto della propria rete, fatta di persone, luoghi e servizi attraverso cui si realizzano le loro esistenze: dalla famiglia al medico di base, dalla scuola dei bambini al C.O.L, ecc.
L’intervento delle donne ha riscosso grande interesse fra i partecipanti che hanno fatto numerose domande anche relative agli aspetti emotivi legati all’essere coinvolte in un progetto così impegnativo e ai percorsi individuali intrapresi. Il momento è stato intenso e per certi aspetti molto toccante, in quanto le ragazze non hanno nascosto la loro commozione, trasmettendo un messaggio forte di fiducia e speranza nel futuro e mettendo l’accento sull’importante cambiamento avvenuto nelle loro vite, solo poco tempo prima inimmaginabile.
La seconda parte della mattinata è stata invece dedicata ai lavori di gruppo. Tutti i partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi su base territoriale, in modo che in ognuno fossero presenti Municipi, C.O.L., CdA parrocchiali e studenti. Ciascun gruppo si è riunito intorno a un caso di studio, dando vita alla simulazione di un tavolo di rete. Ma c’è di più: i casi su cui si è riflettuto erano casi reali, riportati dai referenti dei Centri d’ascolto parrocchiali presenti al corso, a cui era stato previamente richiesto di selezionare una situazione di vita rom che come CdA stanno seguendo ma senza un progetto strutturato a medio-lungo termine. Attorno a questi casi si è sviluppata la discussione dei gruppi, opportunatamente coordinati dai referenti del corso, volta a trovare soluzioni proprio attraverso il contributo che ogni partecipante avrebbe potuto offrire in qualità di rappresentante di un servizio-nodo della rete territoriale. Nei gruppi territorialmente più omogenei è stato inoltre possibile pensare a un percorso verosimilmente attuabile che ci si augura possa avere un riscontro concreto nella gestione futura del caso, grazie alle suggestioni emerse e ai contatti di rete creati in occasione dell’attività formativa. I gruppi hanno poi riportato brevemente il lavoro svolto in plenaria, incentrando il racconto sulle risorse attivate e le criticità incontrate nell’analisi dei casi proposti.
La giornata, come l’intero corso, sono stati davvero un successo: i partecipanti, soprattutto gli assistenti sociali dei municipi, hanno espresso il loro apprezzamento per i temi trattati e per le modalità di lavoro proposte, mentre i referenti delle Parrocchie hanno avuto l’occasione di confrontarsi con le istituzioni e con professionisti dei servizi sociali, acquisendo nuovi strumenti metodologici per andare oltre l’approccio assistenziale. Inoltre, la possibilità di dialogare in un contesto formativo direttamente con l’utenza – in questo caso rappresentata dalle donne rom del RomAtelier – ha arricchito l’esperienza, favorendo una riflessione etica e metodologica di grande stimolo e interesse. Tutti aspetti che lasciano intravedere la possibilità di una nuova edizione del corso che dia l’opportunità di estendere la partecipazione anche ad altri servizi e ambiti parrocchiali.