Una estate così anticipata, con temperature ben oltre i trenta da settimane e la pioggia di cui è lontano il ricordo e pressante la necessità, stanno mettendo a dura prova tutti noi. I più colpiti, ancora una volta, sono sempre loro, da un lato le molte persone che senza un tetto o costrette alla precarietà abitativa frequentano le nostre strade e fuggono anche dai giardini ormai arsi dal sole. Dall’altro, sono le moltissime persone sole, soprattutto anziane, limitate ancora di più a poter uscire di casa dai picchi di afa e di umidità. Per tutti questi non ci sono ferie, non ci sono cambiamenti significativi, la quotidianità è quella, tutto l’anno.
È giusto almeno interrogarci su cosa poter fare per non lasciarli ancora più in una solitudine umana che a volte non si sovrappone a possibili difficoltà materiali o di salute. C’è solo un dato che ricorre: la mancanza di qualcuno con cui parlare, confrontarsi, condividere sentimenti ed emozioni. L’unico rimedio, sollievo, a questa condizione è quello del calore umano, della prossimità, di avere qualcuno accanto con cui poter scambiare due parole, perfino poter condividere dei silenzi, ricevere e dare riconoscimento in quanto persona, in quanto fratello o sorella amati dallo stesso Dio.
Il necessario e meritato periodo di ferie estive, per chi riesce ancora ad andare fuori città, dura in realtà tra una e due settimane. La crisi economica, con l’impennata dell’inflazione, dei costi dell’energia e di molteplici prodotti e servizi di prima necessità, ridurrà ulteriormente la durata del cosiddetto riposo estivo. Molte più persone, quindi, vivranno la città anche per buona parte di luglio e di agosto e avranno, se fatto con libertà e con gioia, la possibilità dedicare un po’ di sé, del proprio tempo, alle persone più fragili, più sole, del proprio condominio, del proprio quartiere, della propria comunità parrocchiale.
Allora perché non provare a fare questo passo verso gli altri? Non si tratta, per coloro che tutto l’anno animano i nostri centri di ascolto parrocchiali, di aggiungere qualcosa a quello che già fanno tutto l’anno. Sono numerosi quelli che continueranno ad essere in qualche modo raggiungibili anche in piena estate. La proposta, invece, è rivolta anzitutto alle comunità parrocchiali e religiose in quanto tali, cioè a quelle persone “normali” che già tutto l’anno sono prese dal lavoro o da vari impegni familiari. Proprio in estate queste persone potrebbero avere qualche ora da mettere a disposizione per incontrare, per contattare, o anche solo per telefonare a qualche persona povera di contatti umani, di relazioni sociali. È così difficile salire le scale del nostro condominio e bussare alla porta di quella persona che sappiamo vivere sola e chiederle «Come stai? Come va? Posso fare qualcosa per te o farti solo compagnia?».
A partire dai più giovani, qualcuno potrebbe dedicare qualche ora per fare la spesa o delle piccole commissioni a chi gli è vicino ed è in difficoltà, oppure fare semplicemente loro compagnia, senza dimenticare che a qualcuno farebbe piacere anche solo poter pregare insieme.
La carità è creatività e chissà quante possibili applicazioni può trovare ascoltando ciò che sentiamo nel cuore, le mozioni che provengono dallo Spirito, leggendo la realtà che ci circonda. La carità è anche giustizia e quanto del bene si potrebbe fare aiutando chi in estate è ancora più fragile, a difendersi dalle troppe truffe estive, dall’aggressività di quelle aziende che provano sempre ad entrare dentro le case per “piazzare” la propria offerta, per far sottoscrivere il contratto di energia al mercato libero o per cambiare la compagnia telefonica e del gas o per proporti la cessione del quinto dello stipendio o della pensione.
Aperti per ferie, come d’altra parte l’amore di Dio padre per ognuno dei suoi figli non è a tempo, non conosce soste o limitazioni di stagione e di condizioni climatiche.
Giustino Trincia
direttore Caritas di Roma