La grammatica della Misericordia

Le Porte sante stanno per aprirsi. La nostra attenzione si concentra sull’anno giubilare dedicato alla Misericordia. Le indicazioni del Giubileo sono chiare: lasciarsi educare dalla Misericordia di Dio.
Farsi condurre dalla Misericordia richiede un cammino di conversione profonda, significa farsi salvare dalla Parola. Dalla Parola di Dio che non lascia mai nulla alla sola idea. Diventa concreta. Si incarna. Il Dio che sente le sofferenze del suo popolo scende a liberarlo e se ne prende cura. Il Dio-con-noi si manifesta come Misericordia. E la Misericordia si compie nella cura dell’altro, incondizionata, gratuita, per il suo bene.
Nella storia, l’operosità per l’altro ha assunto nelle Opere di Misericordia, corporali e spirituali, una forma di linguaggio oramai divenuta parte del nostro modo di pensare e narrare la cura dell’altro fragile. La tradizione delle Opere di Misericordia ci guida nella comprensione quotidiana, nei piccoli – grandi eventi che costituiscono il luogo concreto della nostra fedeltà evangelica, del desiderio di Dio per l’umanità: il Regno! Regno che ci viene annunciato come luogo di pienezza della misericordia, della carità che non è un principio astratto, bensì è storica, avviene in uno spazio e tempo preciso.
La comunità ecclesiale, oggi come nei secoli passati, è chiamata ad attualizzare la manifestazione della Misericordia, rispondendo ai bisogni, corporali e spirituali, delle persone in difficoltà che incontra: viene spontaneo chiedersi se davvero il messaggio e l’indicazione contenuta nelle Opere di Misericordia, espressione della cultura di un tempo remoto, abbia ancora oggi una sua forza pedagogica, di orientamento. Il loro significato è ancora chiaro per i credenti? Come possiamo vivere queste Opere oggi e raccontarle ai nostri figli e nipoti?
In questo anno giubilare Caritas di Roma vuole lasciarsi provocare da questi interrogativi: siamo impegnati in prima linea nei servizi di cura alle persone in difficoltà, persone che nella relazione, fatta di accoglienza reciproca e di dono condiviso di ciò che ciascuno ha, ci rimandano l’immagine della Misericordia del Padre, ai gesti e all’azione di qualcun Altro che opera con noi nella storia. Di colui che parla nella Misericordia, che ha bisogno di tutti noi per realizzare l’umanità piena ed abbondante.
Questo cammino di riflessione va incarnato nel tempo in cui viviamo, un tempo difficile, di “giorni cattivi” come qualcuno li ha chiamati, fatti di tante difficoltà: di crisi economica certo, ma anche culturale, etica e morale e soprattutto, ci sembra, crisi di umanità. Se come credenti soffriamo dell’ingiustizia e delle disuguaglianze questo ci deve spingere ad impegnarci, ad andare controcorrente, per ribadire una “grammatica dell’umano” evangelicamente fondata, sull’esempio di Gesù, che mette in campo la carità e la bontà contro la cattiveria, la giustizia contro l’ingiustizia, l’umanità contro la disumanità.
Nel corso dei prossimi mesi, Caritas desidera condividere con coloro che seguono le nostre notizie, riflessioni e storie di vita che parlino della commozione per l’altro, della condivisione del suo passo affaticato, della capacità di perdonare e di fare festa insieme, della responsabilità personale che si fa corresponsabilità comunitaria. Seguiremo il filo antico delle Opere di Misericordia ripensando e rileggendo ogni Opera attraverso una narrazione o una riflessione, mettendoci in ascolto del nostro tempo travagliato ma anche delle voci degli ultimi e bisognosi che, dal loro osservatorio, ci spiegheranno cosa è oggi la Misericordia, restituendo alle Opere il loro linguaggio di immediatezza e semplicità, la loro “grammatica”.

Fulvia Motta, responsabile Area Rom e Sinti
Fabio Vando, responsabile Area Promozione Umana

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