Siria, non fermiamoci a ricordare

Foto aiuti SiriaUna guerra non andrebbe mai ricordata, soprattutto se ancora odora di morte. Non lo merita. Andrebbe cancellata, non ricordata. Non lo meritano le idee per cui è scoppiata. Non lo merita l’ideologia che la alimenta. Non lo meritano le bugie che la giustificano. La guerra non andrebbe ricordata. Andrebbero pianti i morti innocenti che l’hanno subita. Avrebbero guariti i veleni che renderanno la terra arida per sempre. Andrebbero ricostruito il il futuro negato.

Delle guerre spesso sentiamo il bisogno di raccontarle e di sviscerarne le analisi e le cause: cartine geografiche, dati economici, confini ridisegnati ci confortano e ci custodiscono nel rifugio dell’inevitabile.

La Quaresima ci richiama all’essenzialità e forse anche la nostra ricerca delle spiegazioni dovrebbe confrontarsi con questa essenzialità. Ci sono momenti in cui le cose andrebbero spogliate delle loro pagine patinate e dei titoli che le accompagnano per chiamarle brutalmente con il loro nome.

L’essenziale di una guerra è il desiderio di dominare, di sottrarre e di annientare. La guerra in Siria è uno dei tanti idoli di piombo a cui ci pieghiamo con troppa rassegnazione. È un idolo che si alimenta di armi sofisticate e di sofferenze , che brucia vite umane, che rompe i flebili legami del dialogo, che ci mette di fronte alla nostra incapacità di andare oltre la violenza. Un idolo da smontare con la forza della Parola. . “Anche se fate preghiere che durano lungo io non le ascolto, perché le vostre mani sono piene di sangue. Lavatevi, purificatevi, basta con i vostri crimini. È ora di smetterla di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, aiutate gli oppressi, proteggete gli orfani e difendete le vedove”. ( Isaia 1, 15-17).

Dobbiamo ancora camminare per andare lontano. Non fermiamoci troppo a ricordare.

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